Pd, Terzo polo e uninominali: così De Luca ‘occupa’ i seggi

Politiche, i nomi dello Sceriffo: Graziano, Marciano, Fortini, Sommese, Romano e Alfieri

NAPOLI (Francesco Foco) – Vincenzo De Luca vuole portare in Parlamento la sua pattuglia di deputati e senatori, a partire dal suo figlio primogenito Piero. Lo Sceriffo si sta muovendo con furbizia, una strategia adattabile un po’ a tutti i possibili scenari che potrebbero presentarsi da qui al 2023. L’obiettivo è però sempre lo stesso: contaminare tutte le liste che concorreranno alle elezioni, un po’ come ha già fatto in tutte le tornate delle Amministrative con le varie liste e listarelle a lui collegate. In primis c’è il Pd, il ‘suo’ partito dove sarà ricandidato Piero. Se riuscirà (come per ora sembra) a portare Stefano Graziano a capo del partito campano, avrà segnato un +1 sul suo taccuino politico. Un potenziale candidato alla Camera nel collegio di Caserta, mentre al Senato lascerà spazio a Clemente Mastella, con cui ha un accordo di ferro. Nel fortino elettorale di Salerno, poi, si punta ad eleggere almeno altri due parlamentari. In lizza c’è sicuramente Franco Alfieri, sindaco di Capaccio e ras del Cilento. Complesso il discorso a Napoli, invece, dove il governatore ha sfondato fino ad un certo punto nel partito locale. Si giocano una chance l’ex consigliere regionale Antonio Marciano ma anche la stessa Enza Amato, oggi presidente del consiglio comunale di Napoli. Ma è fuori dal Pd che il governatore sta tessendo la sua trama. Cronache ha già raccontato del patto di ferro tra il capogruppo deluchiano Carmine Mocerino e l’assessora all’Istruzione Federica Fortini: lei è uno dei profili che il governatore vorrebbe mandare in campo alle Politiche. C’è Giosi Romano, diventato un deluchiano di ferro negli ultimi anni e vicinissimo al ministro del Sud Mara Carfagna. Azione (il partito di Carlo Calenda) oggi è schiacciato sul consigliere regionale Giuseppe Sommese: il governatore è pronto a spendere la sua parola per lui o per un candidato calendiano (spesso si fa il nome di Francesca Scarpato). Un partito pronto a prestarsi alle volontà del governatore è Italia Viva, in Campania vera e propria costola di Palazzo Santa Lucia. Se ci sarà bisogno, Matteo Renzi e Ettore Rosato saranno felici di concedere una casella. Anche Cambiamo, il movimento del governatore ligure Giovanni Toti, in Campania è legatissimo a De Luca. Michele Pisacane ne è il coordiatore, suo figlio Raffaele è consigliere regionale di maggioranza: entrambi puntano ad una bandierina importante a Roma. Al di là dei nomi, che rischiano addirittura di diventare un fattore secondario, quel che interessa a De Luca è avere poltrone da distribuire. Gioca su due fronti. Quello locale, dove tiene praticamente tutti in maggioranza, e quello nazionale: contando su una schiera infinita di consiglieri regionali e sindaci, è l’unico che può garantire una reale copertura in Campania. O almeno è questo su cui fa leva sia con Enrico Letta che con tutti i leader di partiti e partitini. Non è un caso che stringa rapporti un po’ da tutte le parti: con o senza Terzo Polo, con o senza Rosatellum (e quindi coalizioni larghe di centrodestra e centrosinistra), l’importante è tenere aperte delle finestre. Nella consapevolezza che il giorno dopo le elezioni un buon numero di parlamentari eletti in Campania saranno deluchiani. Grande attenzione poi sui collegi uninominali: se la legge elettorale resterà immutata, lo Sceriffo proverà a fare asso pigliatutto. Infine, l’incontro con Luigi Di Maio avvenuto solo due giorni fa rappresenta un passo decisivo in questa direzione. Provano giocare di sponda i due: Di Maio ha bisogno di De Luca per contrastare l’area di Roberto Fico e l’ascesa di Giuseppe Conte. Viceversa, il governatore vuole un alleato in più su tutti i tavoli che contano. L’interessa in comune è sempre lo stesso: occupare più poltrone possibile a Roma. E’ anche il modo migliore per spianarsi la strada per il terzo mandato, sulla quale è intervenuto ieri Letta: “Sarà tema di discussione nazionale, la affronteremo”. Vago.

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