Per evitare il contagio: saluto romano o pugno chiuso?

Proviamo a seguire il consiglio di chi, in questi giorni di panico collettivo, ci invita a non essere allarmisti e a ridimensionare la paura. Facciamolo con un intermezzo semiserio. Una fanta-proposta legislativa: depenalizzare la mano tesa a scopo ‘medico-precauzionale’. Le buonanime dei signori Giulio Cesare e Benito Mussolini se ne dovranno fare una ragione: il saluto romano non sarà più un loro marchio di fabbrica. Quel gesto ora serve per motivi pratici. Il coronavirus incombe e sta già profondamente modificando i nostri comportamenti quotidiani. Scalfisce anche, addirittura, la sacra istituzione della Chiesa: pensate che alcuni preti hanno vietato ai fedeli di scambiarsi il segno della pace durante la messa, basterà un cenno del capo. E hanno tolto pure l’acqua dalle acquasantiere. Quindi, cari e romanici Cesare e Mussolini, l’italica gente deve superare e archiviare il significato politico della mano tesa e riappropriarsi di questa pratica ‘salutista’. Un ciao a debita distanza. Nessuno scambio di germi o batteri. Lo hanno detto anche i dottori.

Su queste colonne, in un’intervista di un paio di giorni fa, il segretario nazionale della federazione italiana medici di famiglia, Silvestro Scotti, ha consigliato di evitare baci e strette di mano. Meno contatti personali per limitare il contagio. Bene, via libera ai bracci alzati: buongiorno e buonasera si potranno, anzi si dovranno, declinare con una semplice impennata dell’avambraccio, cordiale e igienica. Bisogna solo scegliere poi come terminare il gesto: con la mano aperta o con il pugno chiuso? Di certo i neofascisti sappiamo cosa sceglieranno: saranno contenti di non dover più finire sotto processo per ‘apologia’. Ma a dire la verità qualche dubbio sorge per il saluto ‘compagno’.

I neocomunisti forse non saranno d’accordo, ma effettivamente il loro saluto, il pugno chiuso, non è che si adatti bene alla bisogna: se incontri qualcuno per strada e gli mostri il pugno, poi magari ne ricevi uno vero in cambio. Non è carino, ammettetelo: peace and love. Comunque: de gustibus, ognuno sceglierà a suo piacere, ma la possibilità del saluto ‘alternativo’ va data a tutti, almeno fino a che non sarà trovato il vaccino del Covid-19: è una necessità sanitaria. Del resto abbiamo il dovere di confermarci come il Paese europeo più sicuro, quello che ad oggi ha adottato le più severe misure di prevenzione. Perché se è vero che il coronavirus colpisce gravemente ‘solo’ chi è in là con gli anni e chi soffre di gravi patologie, è anche vero che sarebbe crudele lasciar morire la gente solo perché già sta male. Certo, è un grande sollievo sapere che i nostri bambini sono al sicuro (gli esperti dicono che hanno anticorpi molto più efficaci di quelli degli adulti, quindi ci possiamo risparmiare la reintroduzione dei Balilla), ma questo non deve deresponsabilizzare tutti dall’avere cura del resto della popolazione. Quindi saluti romani a tutti, anche al deputato Fiano (quello che ha proposto – e non ‘fanta-proposto’ – di vietare la vendita dei cappellini e dei busti del Duce).

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