Quirinale, domani regole: green pass base per voto e ipotesi tampone per giuramento

Foto Valerio Portelli / LaPresse Palazzo del Quirinale

ROMA – Le regole del gioco, per l’elezione del presidente della Repubblica il 24 gennaio, sono praticamente pronte e sarà domani la conferenza dei capigruppo di Montecitorio a certificarle. La variante Omicron incombe, il picco dei contagi resta altissimo, e le interlocuzioni dei questori di Camera e Senato non si sono mai fermate per una votazione che non ha precedenti nella storia della Repubblica.

Nel pomeriggio una riunione che ha limato le proposte da consegnare al presidente Roberto Fico, domani la fase conclusiva del collegio per approdare poi nella riunione dove i presidenti dei gruppi parlamentari definiranno gli ultimi dettagli. Il protocollo, che sarà poi inviato a tutti i grandi elettori, non ha lasciato nulla caso e arriva fino al giuramento del nuovo capo dello Stato.

Tra le ipotesi in campo, quella più plausibile, resta l’ingresso in aula alla Camera dei grandi elettori solo dopo aver effettuato un tampone ed essere risultati negativi. I garanti dei regolamenti parlamentari hanno anche vagliato la proposta – in caso di situazione pandemica “importante” quindi extrema ratio – di far accedere per il primo discorso dell’inquilino del Colle, solo delegati dei gruppi parlamentari, per far rispettare il distanziamento.

Tornando al grande appuntamento del 24 gennaio la linea è praticamente invariata, con una votazione al giorno, scandita per fasce orarie e ordine alfabetico. Come ogni chiama nominale che si rispetti per questa occasione, saranno i senatori a vita a dare il via alle danze, con a seguire i senatori, deputati e poi delegati regionali. Si accederà al palazzo con il green pass base (escluso quindi il certificato rafforzato), con tutti gli spazi che saranno contingentati, compresi quelli riservati ai gruppi. Su questo punto l’ultima parola spetta proprio alla conferenza dei capigruppo che avrà diverse proposte da vagliare.

Per l’occasione sarà riaperto il Transatlantico che, insieme al cortile d’onore, sarà utilizzato dai grandi elettori e dai giornalisti. L’elezione del presidente della Repubblica, in epoca di Covid, dunque, non prevederà le postazioni di televisioni e radio nello spazio all’aperto di Montecitorio. Per interviste e dirette, sarà messo a disposizione il corridoio dove si trova la commissione Bilancio, al quarto piano del palazzo. Ogni minimo dettaglio è stato analizzato e nulla lasciato al caso.

Riguardando le immagini di precedenti elezioni, anche solo quella di sette anni fa che proclamò Sergio Mattarella dodicesimo capo dello Stato della Repubblica, si può intuire che niente sarà come prima. A partire dai “catafalchi”, le cabine elettorali montate tra il banco della presidenza e quelli del governo, creati nel 1992 per celare il voto dei grandi elettori. Anche loro saranno anti-Covid, più numerosi per accelerare il voto e le tendine di feltro saranno sostituite con altre di materiale sanificabile più volte nel corso della seduta. All’ingresso e all’uscita, infine, gel disinfettante in maniera da igienizzarsi le mani prima e dopo aver votato.

Anche l’immagine del banco della presidenza ‘affollato’, dove si esegue lo spoglio delle schede, sarà un lontano ricordo. Regole e protocolli a parte, la vera incognita resta il Covid-19 e quanti grandi elettori resteranno nella morsa del contagio. Per ora se ne contano una quarantina, numero irrisorio, ma che ha fatto già scattare l’allerta assenze nei vari partiti. Il problema, spiega Francesco Clementi, noto costituzionalista, è più politico anche perché “stiamo parlando di un mero seggio elettorale e non cambia nulla se ci sono 200 o 300 assenti.

E’ già successo in passato, soprattutto negli anni ’70, che interi gruppi disertavano l’aula durante il voto. Eppure si è proceduto con le votazioni”. L’unico vincolo, sottolinea a LaPresse, “è il raggiungimento del quorum – 673 per le prime tre votazioni e 505 dalla quarta – perché la soglia è stabilita dai componenti e non dai presenti”. Anche in caso di assenze oltre la metà dei grandi elettori? “In questo caso – rimarca – vale lo schema del conclave: finché non abbiamo il presidente non si esce dall’aula”.

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