Riforma della giustizia, Pillon: “Traditi gli accordi”

Foto Roberto Monaldo / LaPresse Nella foto Simone Pillon

Il governo giallo-rosso non riesce ad accordarsi sulla riforma della giustizia, permangono spaccature e polemiche rispetto al ‘blocca prescrizione’ la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo primo gennaio. Il guardasigilli Alfonso Bonafede continua a difendere la sua ‘creatura’ spalleggiato dal capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, ma gli oppositori, compreso alcuni parlamentari grillini come il campano Francesco Urraro, già presidente dell’Ordine degli Avvocati di Nola, non si arrendono e sperano di trovare il modo per rimandarne l’applicazione. Le controproposte non mancano, ma la voglia di prenderle in esame sì. Lo dimostra quanto racconta a ‘Cronache’ il senatore della Lega Simone Pillon, membro della commissione Giustizia.

Quali restano le perplessità della Lega su quella che viene presentata dal Movimento 5 Stelle come una riforma epocale?

Onestamente di epocale ci vedo ben poco. I nostri concittadini ci chiedono giustizia rapida ed efficiente sia nel settore civile che in quello penale. La bozza di riforma non dice nulla su come intende raggiungere tali risultati, proponendo soluzioni vaghe e fumose che nel settore civile non saranno buone per cambiare nulla, mentre nel penale condannerà gli italiani ad essere imputati a vita. Credo che sarebbe bello valutare finalmente qualche proposta coraggiosa, che tuttavia fino ad oggi non si è vista.

Una questione fortemente divisiva è quella relativa al ‘blocca prescrizione’. Giandomenico Caiazza, presidente dell’Unione delle camere penali si è appellato alle forze di maggioranza per impedire che entri in vigore dal 1 gennaio 2020. Qual è la sua posizione in merito?

Gli accordi assunti quando fu votata la riforma della prescrizione erano che si sarebbe provveduto, prima dell’entrata in vigore dei nuovi termini, ad approvare tempi certi per il processo penale. È successo quel che è successo, e non troverei nulla di male se si decidesse di rinviare la riforma della prescrizione approvando prima tempi certi per il processo penale. Noi pensiamo che i cittadini debbano essere considerati innocenti fino a prova contraria, e che non sia giusto tenere sotto processo per tutta la vita una persona.

Già il ministro leghista Bongiorno, quando governavate insieme, ebbe modo di ‘lamentarsi’ del giustizialismo dei 5 Stelle. Bonafede le mandò a dire: “La bomba atomica che rischia di esplodere è la rabbia dei cittadini di fronte all’impunità”. Come equilibrare le due posizioni?

Vanno garantiti tempi brevi e certi per i processi, senza dimenticare che oggi la gran parte dei procedimenti si prescrive nella fase delle indagini.

E’ stata avanzata una proposta alternativa che è quella della prescrizione processuale utile a stabilire i termini entro i quali si devono celebrare i processi di appello e Cassazione. Può essere una soluzione per porre un freno alle lungaggini dei processi?

Sul piano tecnico ci possono essere molte soluzioni. È importante ricordare che la sanzione penale è tanto più efficace quanto più venga irrogata tempestivamente rispetto ai fatti contestati, mentre perde di efficacia preventiva quando viene irrogata a distanza di anni dai fatti.

Un’altra proposta di cui si discute e che non mette d’accordo neanche le forze di governo è quella sul carcere agli evasori fiscali.

Si tratta di una proposta gravissima, anche perché andrebbe a sanzionare penalmente non solo chi omette o falsifica la dichiarazione dei redditi ma anche quegli imprenditori o quei professionisti che, pur avendo depositato una dichiarazione dei redditi veritiera e corretta, non abbiano poi materialmente il denaro per pagare le imposte denunciate. Ciò equivarrebbe a introdurre nel nostro ordinamento il carcere per debiti.

Il suo nome è legato al disegno di legge più contestato dello scorso governo, poi finito in un cassetto. Col senno di poi, continua a difenderlo? E chi non ha difeso abbastanza il suo operato?

La riforma dell’affido per garantire ai figli di genitori separati è un’esigenza molto sentita nel nostro Paese, e non potrà esser trattenuta a lungo nel cassetto. I 5 Stelle si son dimostrati in questo campo come in altri buoni a parole, visto che nel loro programma la riforma era ampiamente prevista e dettagliata, ma poi pessimi nei fatti, visto che hanno in tutti i modi osteggiato la riforma rallentandone l’iter su istigazione di Spadafora. La prossima legislatura farà giustizia anche di questo tradimento degli elettori.

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