Roma, Calenda: “Credo che alla fine il ballottaggio sarà tra me e Gualtieri”

"Credo che alla fine il ballottaggio sarà tra me e Gualtieri. Nel caso non dovessi andare al ballottaggio dico semplicemente che, avendo fatto una lista civica, penso non vada bene che se non vado al ballottaggio dico ai miei a chi votare".

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse

ROMA – “Credo che alla fine il ballottaggio sarà tra me e Gualtieri. Nel caso non dovessi andare al ballottaggio dico semplicemente che, avendo fatto una lista civica, penso non vada bene che se non vado al ballottaggio dico ai miei a chi votare. Loro non mi appartengono, non sono come pecore. E poi non farò accordi con nessuno, né se arrivo al ballottaggio né se non ci arrivo. Non voterei quella che ha distrutto Roma, però c’è anche Michetti. È dura scegliere il peggiore”. Così Carlo Calenda, candidato sindaco a Roma, in una intervista a Radio Rock. “Ho detto che non avrei mai fatto il sindaco – spiega -. Ero sicuro che ci sarebbe stata una gara a fare il sindaco di Roma e che i grandi partiti avrebbero presentato candidati importanti, tipo la Meloni contro Letta, o Gentiloni. Quello che è successo è un caso unico nella storia del Paese dove nessuno voleva fare il sindaco della Capitale. E per questo ho deciso di fare questa grande sfida amministrativa che e’ quella di amministrare la Capitale”.  “Penso che non ci siano città ingovernabili – aggiunge Calenda -. Credo che se lo si vuole fare, ci sono alcune cose su cui devi stare attento. Per esempio non lo puoi fare se fai alleanze con chi la città l’hai ridotta così, sarebbe un controsenso. Poi Roma è sempre stata sempre più nel gioco nazionale che per Roma stessa. Può succedere anche adesso perché i partiti diranno ‘votami perché sei di destra o di sinistra o di centro’ ma non ‘che programma hai? Oppure come hai costruito le liste?”. “Milano non è un modello ma ha sue peculiarità – ricorda -. E’ più piccola di Roma. Ogni città ha un suo modello che comunque non può essere replicato”.

LaPresse

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