Roma, sgominata baby gang nel quartiere Vescovio: rapinavano ragazzini in 10

4 arresti mettono fine alle violenze dei ragazzini nei quartieri della capitale

Foto Claudio Furlan / Lapresse

ROMA (LaPresse) – Rapinavano quotidianamente ragazzi che, come loro, frequentavano o vivevano in alcuni quartieri della Roma bene. Aggredivano giovani per il solo gusto di farlo, perché quel tipo di violenza li faceva sentire forti e delle loro azioni si vantavano sui social, in un gioco criminale che richiamava a serie televisive come ‘Gomorra’. In quattro sono stati arrestati dagli agenti della squadra mobile e del commissariato Vescovio mentre altri sei, tutti minorenni, sono indagati. I quattro arrestati (uno in carcere e tre ai domiciliari) hanno età comprese tra i 18 e i 22 anni, mentre gli altri sei indagati hanno tra i 14 e i 17 anni.

I quartieri di Roma preferiti dalla baby gang

Il gruppo era diventato il terrore di tanti loro coetanei residenti nei quartieri Vescovio, Africano e Coppedè, maggiormente presi di mira dalla gang. L’indagine è partita grazie alle denunce dei ragazzini che, accompagnati dai genitori, sono riusciti a raccontare i tanti soprusi subiti. Secondo gli inquirenti, la gang agiva per il solo gusto di predominare, per segnare il territorio e dimostrare la propria forza. E proprio per questo la refurtiva veniva esibita sui social come trofeo di ‘imprese’ compiute.

Le rapine alle vittime come atto di forza

Rapinavano anche piccole somme, solo 5 euro, o 40, 90, oppure magliette e altri capi di marca. Per il solo gusto di farlo, come atto di forza o per spaventare le giovani vittime, e crearsi allo stesso tempo una fama di ‘duri’. Le vittime per paura cambiavano le loro abitudini, evitavano di indossare capi di abbigliamento costosi e in alcuni casi arrivavano non uscivano più.

Rapine e aggressioni avvenivano di frequente e le azioni venivano condivise dai componenti della gang sui social insieme a messaggi, frasi o video, che inneggiavano alla violenza e all’appartenenza a un gruppo. Tutto ciò per ribadire che erano ‘padroni’ della zona e spaventare le vittime, spesso conoscenti o, in altri casi, estranei rapinati come se dovessero pagare “dazio” per essere entrati nel territorio del gruppo.

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