Romania, flop alle urne per il referendum contro le nozze gay. Inascoltato l’appello della chiesa ortodossa

(Photo by Daniel MIHAILESCU / AFP)

BUCAREST – In Romania è fallito il referendum per impedire i matrimoni gay per il mancato raggiungimento del quorum necessario. Soltanto il 20 per cento degli aventi diritto si è recato ai seggi. Nel paese dell’Unione Europea ancora non sono permesse le nozze tra appartenenti allo stesso sesso. Ma già la cittadinanza sembra essersi schierata in favore di una imminente legalizzazione. Il progetto di legge prevedeva una modifica alla norma della Costituzione romena ed era appoggiato dalla chiesa ortodossa. Secondo la norma le nozze sarebbero state di fatto consentite soltanto tra uomo e donna. In tal modo rendendo difficile, se non addirittura impossibile, la legalizzazione delle nozze gay.

Flop alle urne: solo il 20% dei rumeni vota. Inascoltato l’appello della chiesa ortodossa

Un fallimento colossale quello del referendum. La ‘chiamata alle urne’ della chiesa ortodossa non ha sortito il risultato sperato. Anche l’appello di Liviu Dragnea, leader del Partidul social democratic (Psd) non ha raggiunto l’obiettivo. La destre e la chiesa ce l’hanno messa tutta. Ma non ce l’hanno fatta. Soltanto il 20,4% ha deciso di recarsi a votare. “La prossima volta avremo successo” sono le parole di Mihai Gheorghiu, portavoce della Coalizione per la Famiglia. Il gruppo accusa di essere stato al centro di una forte campagna di disinformazione. Secondo il gruppo il boicottaggio del referendum era “diretto contro tutti i fedeli cristiani della Romania”. Secondo i dati ufficiali le votazioni, durate due giorni, sono costate oltre 50 milioni di Euro.

Esultanza dei gruppi Lgbt, Viski: “I cittadini rifiutano di venire divisi e di odiarsi l’un l’altro”

Non potevano essere più contenti gli attivisti per i diritti civili della comunità Lgbt. “I cittadini rifiutano di venire divisi e di odiarsi l’un l’altro”, dichiara Vlad Viski, del gruppo MozaiQ. “E’ una grande vittoria per la democrazia della Romania – commenta il risultato. – La popolazione ha rifiutato il coinvolgimento della chiesa Ortodossa negli affari di Stato”. Rassicurati pertanto gli attivisti di Amnesty, che hanno visto il referendum come un “preoccupante passo in dietro per i diritti civili”.

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