Salario minimo, Di Maio rilancia: “Votiamola tutti”. Ma è solo propaganda

In difficoltà nei sondaggi, con due batoste alle Regionali sul groppone, il vicepremier pentastellato prova a raddrizzare le sorti dei 5 Stelle con le questioni sociali

ROMA – Luigi Di Maio rilancia sul salario minimo. In difficoltà nei sondaggi, con due batoste alle Regionali sul groppone, il vicepremier pentastellato prova a raddrizzare le sorti dei 5 Stelle con le questioni sociali. Ma l’operazione, in ritardo, rischia di sembrare propagandistica. “Sul salario minimo già vedo che qualcuno ha cominciato e buttarla in caciara“, ha affermato con una punta di fastidio il capo politico del Movimento. La proposta di legge sul salario dei 5 Stelle approderà in parlamento a breve e Di Maio riapre al Pd per votarla insieme. Un tentativo abbastanza evidente per discostarsi dal partner di governo Matteo Salvini, ma che non avrà appoggio assoluto da Nicola Zingaretti, poco incline ad essere lo strumento nelle mani di Di Maio per recuperare consensi.

Di Maio: la proposta è già depositita

Io a vedere giovani e meno giovani che prendono 3 o 4 euro l’ora per lavorare un’intera giornata non ci sto. Non è normale. Anzi, non è dignitoso. Gran parte dei Paesi Ue ha una legge sul salario minimo“, ha affermato il ministro del Lavoro. “C’è una legge molto chiara del MoVimento 5 Stelle che fissa la retribuzione oraria a un minimo di 9 euro lordi l’ora. È stata già depositata e a breve arriverà in aula al Senato. Mi auguro che le forze politiche la appoggino”.

La strizzata d’occhio a sinistra sotto elezioni è un boomerang

Già dopo le primarie, Di Maio aveva lanciato un appello a Zingaretti. Rispose Serracchiani, spiegando che il Pd aveva già depositato una legge sul salario minimo. La questione è politica. Nel tira e molla tra ‘chi approva la proposta di chi’, il rischio che i Dem vogliono scongiurare è che una legge giusta nel principio, sia un puro strumento propagandistico, mal strutturato e mal scritto, solo per le elezioni Europee. “Stavolta uniti. Non c’entrano i colori o le bandiere politiche, è una questione di buon senso. È un diritto. È la cosa giusta“, conclude Di Maio. Una strizzata d’occhio a sinistra che rischia di non far recuperare voti in quel bacino elettorale e che, anzi, potrebbe sembrare un semplice ed ennesimo schiaffo in faccia alla Lega. Staremo a vedere.

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