Scacco al clan, in manette Spada

Scacco al clan, in manette Spada
Scacco al clan, in manette Spada

CASAL DI PRINCIPE (Ernesto Di Girolamo) – È stato arrestato appena sceso dal treno alla stazione di Napoli uno degli indagati sfuggiti all’operazione del 22 novembre scorso che ha portato in manette 37 persone accusate di associazione camorristica, estorsione e altri reati, tra cui i tre figli del capoclan dei Casalesi Francesco Bidognetti alias Cicciotto e Mezzanotte, ovvero l’ultimogenito Gianluca e le figlie Teresa e Katia, avuti da Cicciotto con Anna Carrino, da oltre dieci anni collaboratore di giustizia.Due gli indagati risultati irreperibili, tra questi Giuseppe Spada, alias “o zingaro”, che era in Svizzera quando i carabinieri hanno eseguito i provvedimenti restrittivi emessi dal Gip del tribunale di Napoli Vera Iaselli. Dopo aver appreso di essere ricercato, Spada ha fatto sapere tramite il suo avvocato, ai carabinieri di Aversa, che hanno realizzato le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che sarebbe rientrato in Italia per costituirsi. I militari lo hanno atteso alla stazione di Napoli dove gli hanno notificato l’ordinanza di custodia cautelare. Spada risponde di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Attualmente è dunque ricercato solo un indagato sfuggito all’arresto.

Giuseppe Spada, alias o zingaro, assistito dal suo legale, l’avvocato Tammaro Diana, è quindi adesso a disposizione delle autorità. L’uomo è destinatario di una misura cautelare in carcere nell’ambito dell’indagine della Dda sulla riorganizzazione del clan dei Casalesi in particolare della fazione Schiavone e Bidognetti. 

Spada si era trasferito in Svizzera e perciò irreperibile al momento dell’esecuzione delle 37 misure cautelari per ben 45 indagati. L’uomo è stato prelevato alla stazione ferroviaria di Napoli, dove era appena giunto in treno proveniente dal nord Italia. L’arrestato è stato associato presso la casa circondariale di Napoli Secondigliano. Altri 5 indagati risultano essere irreperibili. Nel corso delle indagini è emerso come il gruppo di Bidognetti eserciterebbe il controllo delle attività delle agenzie di onoranze funebri dell’agro aversano, in virtù di accordi criminali stretti già negli anni ’80, attraverso un “consorzio di imprese”, che è stato sottoposto a sequestro; condurrebbe attività usuraie (con la cessione di somme di denaro in favore di imprenditori e cittadini, che, sebbene in condizioni di forte difficoltà economica, si sarebbero visti applicare tassi d’interesse finanche del 240%); avrebbe avuto la disponibilità di armi attraverso le quali avrebbe espresso la propria forza intimidatrice per assicurarsi il controllo del territorio. Oltre al reato associativo, a carico di esponenti delle due fazioni sono stati contestati reati fine quali estorsioni in danno di numerosi operatori commerciali (al fine di piegarne la volontà, un imprenditore sarebbe stato attinto alle gambe da colpi d’arma da fuoco), traffico di sostanze stupefacenti e contestuale controllo dell’attività di cessione di droga realizzato da terzi soggetti, che sarebbero stati costretti a versare denaro a esponenti del clan per garantirsi la gestione delle piazze di spaccio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome