Scappavano da Napoli, fuga finita per Barile e i cugini Mazzarella

Da sinistra, Salvatore Barile, Ciro Mazzarella e Michele Mazzarella

NAPOLI – Avevano fiutato il pericolo e deciso di allontanarsi, di sparire nel nulla, di lasciare Napoli. Di abbandonare la terra dove le forze dell’ordine davano loro la caccia. L’obiettivo, ipotizzano gli investigatori, era quello superare il confine italo-francese di Ventimiglia e disperdersi nel Paese transalpino per darsi alla vita alla macchia. Non ci sono riusciti. I poliziotti della Squadra Mobile di Napoli e i carabinieri del comando provinciale hanno eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto – disposto dalla Dda – nei confronti di Michele Mazzarella, Ciro Mazzarella e Salvatore Barile, in quanto ritenuti gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso in qualità di vertici del clan Mazzarella e di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

L’azione della Polfer

Fondamentale, in questa storia, è stato l’apporto dei poliziotti della Ferroviaria di Genova. Questi ultimi, infatti, li hanno sorpresi martedì sera su un treno notturno partito da Roma e diretto al capoluogo ligure. Gli agenti della Polfer erano impegnati in uno dei consueti servizi di scorta viaggiatori a bordo del treno, quando hanno chiesto i documenti a Michele Mazzarella. Ad attirare l’attenzione dei poliziotti sono stati l’atteggiamento e il cognome dell’uomo. Quindi la richiesta di esibire i documenti, quando il convoglio si trovava in prossimità della stazione ferroviaria di Pisa. Una volta identificato, la Polfer genovese ha avvertito i colleghi della Squadra Mobile e lo ha fatto scendere alla stazione per approfondire gli accertamenti in questura al termine dei quali è stato arrestato. Poi sono arrivati gli uomini in divisa napoletani a scrivere la parola ‘fine’ alla fuga del terzetto.

Capiclan ed eredi al trono

Ciro e Michele Mazzarella, insieme a Salvatore Barile, sono ritenuti i vertici della cosca, gli uomini più importanti dell’organizzazione criminale del rione Luzzatti. In una sola parola: i boss. E se si parla di boss e di vertici è anche e soprattutto per l’albero genealogico del clan: Michele e Ciro Mazzarella, 44 e 51 anni, cugini tra loro, sono rispettivamente figli dei fratelli Vincenzo e Gennaro, fondatori della cosca che, negli anni, da Poggioreale ha esteso i suoi tentacoli sull’intera area del centro città, non soltanto attraverso affari criminali, ma anche mediante i vincoli di parentela. E già perché Michele Mazzarella è dal 1996 sposato con una donna che di nome fa Marianna e di cognome Giuliano. E’ la figlia di Luigi Giuliano, ’o re di Forcella, detto Lovigino, ex capo indiscusso del quartiere, oggi collaboratore di giustizia. I due Mazzarella sono cugini tra loro e anche di Barile, 48enne figlio di Luisa Mazzarella, sorella di Vincenzo e Gennaro, all’anagrafe di camorra ’o pazzo e ’o schizzo.

L’accusa

I tre indagati sono ritenuti gravemente indiziati di aver promosso, organizzato e partecipato al cartello criminale contrapposto all’Alleanza di Secondigliano, associazione di tipo mafioso storicamente radicata ed egemone in numerosi quartieri della città di Napoli – Forcella, Maddalena, San Giovanni a Teduccio, Connolo, Case Nuove, Mercato, Porta Nolana, San Gaetano – e i comuni di San Giorgio a Cremano, Portici, Pomigliano d’Arco e Somma Vesuviana. Barile e Michele Mazzarella, nello specifico, risultano gravemente indiziati di diversi episodi estorsivi commessi ai danni di pregiudicati costretti a pagare una quota estorsiva al clan per lo svolgimento delle attività illecite nei territori di competenza criminale dell’organizzazione criminale.

Un colpo letale

Il colpo inferto con il triplice arresto potrebbe essere letale per il clan. Clan che soltanto qualche ora prima, lunedì mattina, era stato smantellato dal maxi blitz della Squadra Mobile che, su disposizione del pool anticamorra, aveva eseguito un’ordinanza a carico di 25 persone, tra cui Antonietta Virenti, vedova di Vincenzo Mazzarella e madre di Michele Mazzarella. Il business più redditizio del clan, secondo gli inquirenti, era quello del pizzo al mercato della Maddalena. Oltre duecento gli ambulanti messi sotto estorsione, a fronte dell’unica denuncia sporta – da un cittadino straniero – alla polizia di Stato. Nel mirino dei Mazzarella, inoltre, imprenditori edili – anche il cantiere Unesco per la riqualificazione del centro storico – e parcheggiatori abusivi.

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