Schlein, falso allarme: capibastone al loro posto

Schlein falso allarme, capibastone al loro posto
Schlein falso allarme, capibastone al loro posto

NAPOLI “Non vogliamo più vedere irregolarità sui tesseramenti, abbiamo dei mali da estirpare, non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari”. Parole di Elly Schlein (foto Lp), nuova leader del Partito democratico nel giorno dell’investitura. “Su questo non cederò di un millimetro”, ha aggiunto. L’accorato discorso della trionfatrice delle Primarie, però, si infrange leggendo i nomi dei componenti della nuova direzione nazionale, che nuova lo è solo fino a un certo punto. Come da tradizione dei Dem, nell’organismo figurano diversi ‘cacicchi’ provenienti da tutta Italia con una equa ripartizione dei posti tra le correnti. Chi ha messo a punto la lista, probabilmente, al famigerato manuale Cencelli forse un’occhiatina in passato l’aveva data. E quindi tra i rivoluzionari nomi della lista del nuovo gruppo dirigente dem figurano i nomi, per quanto riguarda la Campania, dell’ex parlamentare Lello Topo, di Arturo Scotto, Marco Sarracino, del neo iscritto al Pd Sandro Ruotolo, di Peppe Provenzano, Maurizio Petracca, Antonella Pepe, Teresa Armato, Enzo Amendola e poi qualche volto diverso come Floriana Ferretti, consigliera comunale di Benevento, Claudia Raiola e la sindaca di Arzano Cinzia Aruta. Topo viene definito ‘capobastone’ praticamente da quando esiste il Pd, tutti gli altri sono ben inquadrati nel tradizionale correntismo democratico tra orlandiani, franceschiniani, lettiani e chi più ne ha, più ne metta. Insomma, Schlein con quelli che ha definito ‘cacicchi’ dovrà condividerci un bel pezzo di strada e al di là degli slogan si prepara alla battaglia interna. Ma non è finita. Perché tra i nomi della direzione nazionale trova posto persino Piero De Luca, il deputato figlio del governatore della Campania che dopo la vittoria di Schlein aveva improvvisamente perso la parola per quanto riguarda le vicende del suo partito. Alla neo segretaria il caso Campania è stato subito proposto, tra tessere gonfiate, congressi che ancora non si possono svolgere, pasticci sui passati commissariamenti e le frizioni tra De Luca, che vuole restare in Regione ‘in eterno’ come da lui stesso rivelato qualche tempo fa, e il resto del partito che lo sostiene ufficialmente e che vorrebbe liberarsene a taccuini lontani. E Schlein come prima mossa ha deciso di cedere di qualche millimetro, accogliendo De Luca jr e più di qualche politico a lui vicino. Una scelta che ha restituito persino la parola all’inquilino di Palazzo Santa Lucia: “Vedo un periodo di grande effervescenza e di grande allegria davanti a noi”, ha detto. Invece della rivoluzione all’insegna dei volti giovani e dell’addio alle vecchie logiche, per i dirigenti ‘da sempre’ del Pd, sembra più che altro soltanto cominciata una nuova stagione. 

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