Scippo della mozzarella dop, fuoco amico contro Caputo

Da sinistra, Renato Natale, Camilla Sgmabato e Nicola Caputo

CASERTA – Con l’idea di estendere il marchio dop della mozzarella anche ad altre realtà, penalizzando così la provincia Caserta, l’assessore regionale Nicola Caputo è riuscito nell’impresa di mettere tutti d’accordo contro di lui, compresi i suoi alleati. La proposta di revisione del disciplinare è stata bocciata dalle associazioni di categoria, dalle opposizioni, ma anche dal centrosinistra. “La filiera bufalina è un pilastro dell’economia italiana e della Campania, oltre che patrimonio di una coscienza collettiva condivisa, grazie innanzitutto agli allevatori, ai caseifici ed alla forza del Consorzio tutela della Mozzarella di Bufala Campana Dop. La Mozzarella di bufala campana Dop è il secondo Formaggio DOP Italiano ed il primo del Sud Italia e viene prodotto dai caseifici che insistono nell’Area di Produzione, secondo un rigido disciplinare, per il quale la Mozzarella di Bufala Campana deve essere realizzata esclusivamente con il latte prodotto dagli allevamenti di Bufala mediterranea Italiana e nei caseifici che insistono nell’Area della MBC dop, dove è stata dimostrata la storicità delle produzioni di mozzarella di bufala mediterranea italiana dal 1600 circa”. A difendere l’oro bianco di Terra di lavoro e attaccare Caputo sono Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, e Camilla Sgambato, dirigente ed ex parlamentare del Partito democratico.

La Regione

Il settore sembra essere diventato il bersaglio preferito della Regione, che prima ha varato il contestatissimo piano di contrasto alla brucellosi e ora vuole fare un favore a imprenditori estranei al territorio, se non direttamente alle multinazionali del latte, con Parmalat, chiaramente, tra quelle pronte ad allungare le mani. “Peraltro, i disciplinari Dop vengono approvati con DPCM su richiesta dei produttori di filiera e del consorzio di tutela e su proposta del ministero dell’Agricoltura dopo un iter che vede protagonisti il Consorzio di Tutela, gli allevatori e l’Unione Europea. Il relativo marchio viene concesso in base alla dimostrata storicità delle produzioni. Per questa ragione, esprimiamo i nostri dubbi sulla proposta avanzata dall’assessore regionale all’Agricoltura, dato che l’area DOP è, come ben sa Caputo, già troppo estesa. Il nostro territorio e la sua produzione sono stati già mortificati dai piani regionali di eradicazione della brucellosi e della tubercolosi bufalina che hanno determinato, negli ultimi 10 anni, l’abbattimento, per sospetta infezione, di oltre 140 mila capi bufalini, risultati, poi, nel 97% sani alle indagini post-mortem, e la conseguente chiusura di oltre 300 aziende, con la perdita di almeno 5.000 posti di lavoro. Bisogna opporsi alle evidenti speculazioni industriali su un prodotto locale di assoluto pregio ed eccellenza, ed evitare di sottrarre al Casertano il suo primato riconosciuto nel mondo”, hanno concluso Natale e Sgambato. Quando le critiche arrivano dagli amici andrebbero, a maggior ragione, prese in serissima considerazione. Ora tocca a Caputo aprire il confronto. O fare dietrofront.

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