Scontri in Venezuela, Guaidò si autoproclama presidente con l’appoggio di Trump: 14 morti

Maduro: "E' un golpe". Il presidente'spodestato' interrompe le relazioni con gli Usa. Pompeo: "Non ritireremo i nostri diplomatici"

Si è autoproclamato presidente ad interim, davanti alla folla, fino a che non ci saranno nuove elezioni democratiche: Juan Guaidò, leader dell’opposizione,ha girato sulla costituzione al grido di ‘Si, se puede’. La mossa dell’ingegnere 35enne ha incassato il sostegno della Casa Bianca. Per gli Usa “Nicolas Maduro e il suo regime sono illegittimi e il popolo del Venezuela ha fatto sentire con coraggio la sua voce chiedendo libertà e rispetto della legge”.

La reazione del presidente ‘spodestato’ è stata netta: quello di Guaidò è un golpe a tutti gli effetti e con gli Stati Uniti va chiusa ogni tipo di relazione diplomatica.

Ma Mike Pompeo, segretario di Stato, ha subito chiarito che gli Usa non ritireranno i propri diplomatici da Caracas perché “non considerano che Maduro abbia l’autorità legale per rompere le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti o dichiarare persona non grata i diplomatici”.

Mentre Trump si dice pronto a valutare ogni mossa possibile per sostenere l’ingegnere, invitando le altre nazioni a prendere le distanze da Maduro e riconoscere presidente Guaidò, in Venezuela vanno in scena gli scontri.

Sono almeno 14 le persone rimaste uccise nei due giorni di manifestazioni antigovernative a Caracas. Lo rende noto un’ong a difesa dei diritti umani, l’Osservatorio venezuelano dei conflitti sociali (ovcs), organismo di opposizione al presidente Nicolas Maduro. Le vittime, dovute soprattutto a colpi di arma da fuoco, sono state registrate soprattutto nella capitale ma anche in altre regioni del paese.

Il Paese, con due presidenti, è sull’orlo della guerra civile.

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