Terra di Lavoro, allarme sociale tra inflazione e bollette

Da sinistra, Maria Caputo e Antonello Crisci

CASERTA – I prezzi dei beni primari aumenti e quello dell’energia raggiunge nuovi picchi, portando le bollette alle stelle mentre l’inflazione, complice i rincari ‘piovuti dall’alto’, mette con le spalle al muro le famiglie, creando una ferita insanabile nella società e nel territorio: è allarme per il disagio sociale, che non solo è aumentato nell’ultimo mese ma che vede una crescita maggiore anche rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

Disagio sociale in crescita

Sale il livello di disagio sociale in provincia di Caserta. Secondo lo studio condotto da Confcommercio attualmente al 17,6, con un aumento di tre decimi di punto. Una situazione attribuibile, secondo la federazione, principalmente all’inflazione, passata dall’8,9% rispetto all’8,4% registrato lo scorso mese di settembre. Non bastano le (poche) rassicurazioni provenienti dal lato del lavoro, mercato che comunque si muove in chiaroscuro. Il numero di occupati è cresciuto in tutta Italia di poco, 82mila unità, mentre il numero di inattivi è calato di 62mila. “La progressiva erosione del reddito disponibile – commenta l’indagine Mariano Bella, direttore dell’Ufficio Studi Confcommercio – non potrà non incidere, nei prossimi mesi, sui comportamenti delle famiglie, amplificando i timori di un possibile rallentamento della domanda e di conseguenza della ripresa e dell’occupazione”.

Alto tasso di disoccupazione

La provincia di Caserta soffre maggiormente rispetto al resto dello Stivale, con un più alto tasso di disoccupazione, redditi più bassi e una generale desertificazione industriale del territorio. “Ho lavorato sei mesi a tempo pieno percependo la paga come un part-time: ho abbandonato perché il lavoro era diventato insostenibile – a parlare è Maria Caputo – Purtroppo, nella maggior parte dei casi, queste sono le ‘offerte’ degli imprenditori. Dalle nove di mattina alle nove di sera per solo settecento euro. Non abbastanza per sopravvivere. Senza la possibilità di trovare un secondo lavoro. Il disagio sociale c’è, bisogna soltanto capire di chi sono le responsabilità”. Sotto la pressa dell’inflazione le tre categorie più fragili: pensionati, giovani e donne. “Con quello che ogni mese e con gli aumenti in bolletta abbiamo dovuto smettere di usare il riscaldamento in casa – a parlare è Giuseppina Violante – Riusciamo a stento ad arrivare a mille euro al mese e non è mai abbastanza. Ogni piccola spesa che esce significa dover intaccare i risparmi, che già non sono molti. Ci troviamo che, in pochi anni, stiamo vedendo sparire tutto ciò che abbiamo tenuto da parte, vanificando una vita di sacrifici”.

La fuga dei giovani

Non se la passano meglio i giovani per cui allontanarsi diventa sempre più spesso una decisione obbligatoria. “Con una laurea in ingegneria informatica cosa potevo trovare a Caserta? – la domanda, posta da Antonello Crisci , ha una risposta inaccettabile – Un lavoro da cameriere, pure sottopagato e parzialmente a nero. Ecco cosa ci riserva questo territorio. Dove l’unico interessa è il mangiare mentre intorno non ci sono occasioni. L’industria è scomparsa, le aziende offrono lavori indecenti. Prima o poi bisogna andarsene. Qui per i giovani non c’è nulla”. Il panorama, in Terra di Lavoro, è desolante. La famiglie, sopportando il peso di inflazione e aumenti, si ritrovano schiacciate. Il disagio sociale corre in fretta. Terra di Lavoro resta indietro.
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