Tutto ciò che si rischia con la delega in bianco a una piattaforma privata

La pagliacciata è andata in onda con oltre un’ora di ritardo. La mascotte del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio ha annunciato alle 19:30 quello che si sapeva già. Il Pd e i grillini governeranno insieme. Lo abbiamo scritto il 13 agosto, prima che il governo gialloverde cadesse. Dagospia ha addirittura previsto l’esito del voto su Rousseau con largo anticipo.
Coincidenze? Intanto noi comuni mortali abbiamo appreso solo il verdetto finale. Nessuno conoscerà mai l’identità degli iscritti alla piattaforma, chi ha votato o cosa. La privacy, certo. Il problema è che qui riservatezza e autenticità dei dati le garantisce un privato.
Dobbiamo credere alla buona fede di questo signore. Sperare che non abbia sbirciato, creato profili falsi o alterato il risultato. Perché se avesse creato una piattaforma finta, con profili falsi che votano come vuole lui, potremmo considerare questo comportamento spregevole sul piano morale. Ma su quello giuridico?
Nessuno è stato truffato, nessuno ci ha rimesso soldi, nessun diritto costituzionalmente garantito sarebbe stato leso. Anche perché la “volontà” di Rousseau ha valore “consultivo, non vincolante”. Insomma, se anche si dovesse scoprire che è tutta una recita per far ingoiare il rospo agli iscritti, nessuno dovrebbe preoccuparsi della galera.
E’ un po’ come per l’oroscopo o per la app che ti legge la mano. Nessuna base scientifica, ma ognuno è libero di spendere il proprio tempo, i propri soldi e le proprie capacità intellettive come vuole. A meno che il responsabile, “con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore”, non procuri a sé o ad altri “un ingiusto profitto con altrui danno”.
Naturalmente se un hacker violasse la sicurezza della piattaforma per carpire informazioni che i vertici del Movimento tengono nascoste, lui sì che passerebbe un guaio. “Accesso abusivo a sistema telematico privato”, che il nostro ordinamento tutela con le unghie e con i denti, come è giusto che sia.
Insomma, se Casaleggio vuole tenere per sé ciò che succede dietro le quinte tutto ok, è roba sua. Se invece gli iscritti volessero capire quanto conta davvero il loro voto, non avrebbero modo di soddisfare questa piccola curiosità. A qualcuno sembreranno osservazioni superflue. Ma in questo nuovo medioevo c’è chi le considera eresie.
Oggi ci sono ambiti in cui si cerca di far passare la cultura giuridica, l’educazione civica e persino la logica per inutili tecnicismi. Ma tutto ha delle conseguenze, a prescindere dalla nostra capacità di riconoscere le prese per i fondelli. Il codice penale ci dice che l’ignoranza della legge non è una scusante. Vale la pena dirlo anche se sembrerà banale: nemmeno l’imbecillità lo è.
Molti si chiedono perché Di Maio sia intervenuto un’ora e mezza dopo la chiusura del voto e perché il risultato non sia stato diffuso prima. A me basta notare che per l’ennesima volta la promessa di trasparenza è stata disattesa.

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