Ucraina, Nato manda più armi. Ok Ue a 5° pacchetto sanzioni. Eurocamera, stop a gas

In foto il Segretario generale Jens Stoltenberg parla durante una conferenza stampa dopo una riunione dei ministri degli esteri della NATO

BRUXELLES – Più armi a Kiev dalla Nato e l’ok politico degli Stati Ue al quinto pacchetto di sanzioni. E’ quanto ha potuto ottenere oggi il governo ucraino nella sua lotta contro la potenza russa. Il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, è riuscito a uscire dal paese e recarsi in persona alla riunione dei ministri degli Esteri del Consiglio Nato a Bruxelles, e raccogliere l’impegno degli alleati della Nato di inviare più armi per respingere l’aggressore russo, compresi sistemi complessi e armi pesanti. Senza distinzione tra armi difensive e offensive.

Perché le truppe di Kiev stanno esercitando il loro diritto all’auto-difesa, previsto dalla Carta delle Nazioni Unite, e quindi “questa distinzione non ha alcun significato”, ha rimarcato il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg. Il governo di Kiev non mette in dubbio che arriveranno i supporti militari necessari, il problema è quando, perché i tempi sono fondamentali per pianificare la controffensiva e respingere l’aggressore, ha sottolineato Kuleba al Consiglio Nato.

All’incontro, che ha visto anche un G7 a latere, hanno preso parte anche ministri di Finlandia e Svezia, che fra qualche mese potrebbero decidere di aderire all’Alleanza, l’Alto rappresentante dell’Ue e la Georgia, a cui è stato accordato un supporto maggiore vista la pressione alle truppe russe a cui è esposta. Presenti anche i partner dell’Asia-Pacifico: Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Repubblica di Corea. Kuleba si è detto grato per quello che gli alleati stanno facendo per loro ma ha anche evidenziato che tutto ciò non è ancora sufficiente per fermare la macchina da guerra russa.

“Attendiamo con impazienza l’adozione del quinto pacchetto di sanzioni da parte dell’Unione Europea – ha affermato il ministro – ma finché l’Occidente continua ad acquistare gas e petrolio russi e sostiene l’Ucraina con una mano, mentre sostiene la macchina da guerra russa con l’altra mano…”. E si torna al nodo energia. Lo stesso che ha fatto allungare i tempi per l’approvazione del pacchetto sanzioni dell’Unione europea. Nella riunione degli ambasciatori degli Stati membri al Coreper la Germania avrebbe chiesto e ottenuto una proroga per l’entrata in vigore dell’embargo sul carbone contro la Russia rispetto alle date inizialmente previste.

Dopo vari slittamenti in serata è stato raggiunto l’accordo politico. Ora servirà l’accordo formale delle capitali che verrà raccolto mediante procedura scritta la cui scadenza è fissata per domani alle 10. Giusto in tempo per la visita della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e l’Alto rappresentante Borrell, a Kiev, che domani potranno portare al presidente Zelensky il pacchetto di sanzioni già approvato. Ma il punto rimane sempre il blocco del gas, un miraggio a cui l’Ue non è pronta, mentre lunedì i ministri degli Esteri inizieranno a discutere al Consiglio Ue della messa al bando del petrolio russo.

Una misura che invece proprio oggi ha ricevuto l’ok del Congresso Usa, un paese che può fare a meno dell’energia russa. Una forte spinta politica, seppur non vincolante, è arrivata dal Parlamento europeo, con l’approvazione ad ampia maggioranza (513 voti favorevoli, 22 contrari e 19 astensioni) di una risoluzione in cui si chiede ai leader Ue di escludere la Russia dal G20 e da altre organizzazioni multilaterali, come l’Unhrc, l’Interpol, l’Organizzazione mondiale del commercio, l’Unesco, di togliere tutte le banche russe dal sistema Swift e, soprattutto, di adottare ulteriori misure, tra cui più armi a Kiev e un embargo totale e immediato sulle importazioni dalla Russia di petrolio, carbone, combustibile nucleare e gas. Stop che 413 eurodeputati – che hanno votato un emendamento al testo in tal senso – vorrebbero fosse immediato. Una prospettiva irrealistica da realizzarsi allo stato attuale nell’Ue.

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