Venezia79, il nucleare secondo Oliver Stone: “Sicuro e necessario”

Il nucleare è una fonte di energia più sicura di altre e soprattutto necessaria per il fabbisogno mondiale e per la salvaguardia del pianeta: lo spiega Oliver Stone, a Venezia con il suo documentario 'Nuclear', fuori concorso alla 79esima Mostra del Cinema.

Oliver Stone (Photo by Vianney Le Caer/Invision/AP)

VENEZIA – Il nucleare è una fonte di energia più sicura di altre e soprattutto necessaria per il fabbisogno mondiale e per la salvaguardia del pianeta: lo spiega Oliver Stone, a Venezia con il suo documentario ‘Nuclear’, fuori concorso alla 79esima Mostra del Cinema. “Quello che mi dispiace – sottolinea Stone al Lido – è che l’energia nucleare dopo Chernobyl è stata bloccata, accantonata. Lì c’è stato un errore, ma gli scienziati sono stati bravissimi. In questo film ci sono fatti, la leadership politica a volte è stata codarda, fanno quello che vogliono gli elettori, e gli elettori spesso non sanno molto di energia nucleare. Spesso si fa addirittura confusione tra energia nucleare e armi nucleari. Dobbiamo trasformare l’energia nucleare in elettricità, questo sarà fondamentale per il fabbisogno mondiale, che cresce sempre”.

Un argomento che sta a cuore al regista, spesso autore di opere provocatorie e controcorrente, che è stato ispirato dal libro ‘A bright future’ di Joshua Goldstein e Staffan A. Qvist. “Chi poteva trasformare questo libro in un film meglio di Oliver? Le informazioni che ci sono nel libro non instillano la paura, la paura per il nucleare è l’ostacolo più grande. Sono felice che un cineasta mi aiuti a far capire alle persone che non devono aver paura”, spiega Goldstein, a Venezia con il regista.

Il film di Stone sottolinea che mentre i carburanti fossili continuano a cuocere il pianeta, il mondo è finalmente costretto a confrontarsi con il potere delle grandi compagnie petrolifere e con le strategie che, per generazioni, hanno arricchito un ristretto gruppo di individui e aziende. Gli atomi di uranio nella crosta terrestre sotto i nostri piedi contengono un’incredibile concentrazione di energia. A metà del XX secolo, la scienza ha liberato questa energia, prima per fare le bombe e poi per alimentare i sottomarini. Gli Stati Uniti hanno guidato gli sforzi per generare elettricità da questa nuova fonte. Tuttavia, a metà del XX secolo, mentre le società cominciavano la transizione dai carburanti fossili all’energia nucleare, è iniziata una lunga campagna propagandistica, ampiamente finanziata dagli interessi petroliferi, per spaventare il pubblico. Questa campagna avrebbe seminato la paura delle radiazioni, anche se talmente basse da essere innocue, e creato confusione tra armi nucleari ed energia nucleare. “Il cambiamento climatico – sottolinea Stone – ci ha costretto brutalmente a ripensare i modi in cui produciamo energia come comunità globale. A lungo ritenuta pericolosa nella cultura popolare, l’energia nucleare è di fatto centinaia di volte più sicura dei carburanti fossili e gli incidenti sono estremamente rari. Come possiamo liberare dalla povertà milioni di persone e, allo stesso tempo, ridurre rapidamente gas serra quali l’anidride carbonica, il metano e, in molti Paesi, quelli derivati dalla combustione del carbone? Le ‘rinnovabili’, come l’energia eolica e solare, possono certamente contribuire a questa transizione, ma sono limitate dal clima e dalla geografia”.

Il nucleare può e deve dunque aiutare il pianeta: “Ho visto il film di Al Gore nel 2006 e mi ha spaventato, e le notizie peggiorano sempre, abbiamo visto le inondazioni in Pakistan, le temperature elevate in Occidente, la peggiore siccità in 500 anni, ma non facciamo abbastanza per questo. Io mi preoccupo, voglio che il mio mondo si salvi. Goldstein ha scritto un libro con un approccio positivo, ti dice che possiamo fare qualcosa. Siamo stati bloccati sul nucleare, ora dobbiamo superare questa mentalità di paura”. Una cosa che i Paesi devono fare insieme, secondo Stone, che nel film parla di cooperazione Usa-Russia in un momento in cui i rapporti sono tesissimi: “Io nel lungo termine sono ottimista – spiega però il regista – perché con la fine della guerra fredda ho già visto finire uno scontro tra Russia e Usa. L’odio tra questi Paesi viene e va e se siamo furbi dobbiamo cooperare tutti, con i russi, i cinesi, non solo gli europei. Questa guerra è un passo indietro per tutto il mondo. È necessaria cooperazione tra tutti”.

dell’inviato Claudio Maddaloni

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