Venezuela, l’appello di Guaidò ai cittadini: “Scendete in piazza”

Si acuisce la crisi nel paese sudamericano

LaPresse / AFP in foto Juan Guaido

CARACAS – La vicenda è già passata alla storia del Venezuela come la “crisi dei due presidenti”. Nicolas Maduro da un lato e Juan Guaidò dall’altro, questi i due schieramenti opposti che si stanno giocando le sorti del paese sudamericano. Nessuno dei due mostra segni di cedimento, ed entrambi sembrano molto intenzionati a portare avanti la propria battaglia, con Maduro che rifiuta l’ultimatum dell’Europa. E’ di poche ore fa l’appello che Guaidò ha rivolto alla popolazione, che ha chiamato in sua difesa.

Guaidò, appello al Venezuela

Guaidò, autoproclamatosi presidente ad interim, ha invitato la popolazione a mobilitarsi per lui.
Due le manifestazioni proposte dal leader dell’opposizione venezuelana.
La prima è stata convocata per mercoledì a mezzogiorno. Guaidò ha chiesto ai suoi seguaci di scendere in piazza per una manifestazione pacifica, dalla durata di due ore. La seconda mobilitazione è invece prevista per il sabato successivo. Per quel giorno il rivale di Maduro si è spinto oltre, annunciando dimostrazioni di massa “in ogni angolo del Venezuela e del mondo“. Guaidò ha scelto sabato come giornata di proteste perché quel giorno coinciderebbe con lo scadere dell’ultimatum imposto dall’Ue per obbligare Nicolas Maduro a indire nuove elezioni.

Maduro sempre più solo: dalla parte di Guaidò ora si schiera anche l’Australia

Nel frattempo, la posizione di Maduro si fa giorno dopo giorno sempre più difficile. Adesso anche l’Australia ha dichiarato di sostenere Guaidò come legittimo leader del Venezuela, anche “fino allo svolgimento delle elezioni“. “Chiediamo ora a tutte le parti in causa di lavorare a una soluzione pacifica della situazione che preveda un ritorno alla democrazia, il rispetto dello Stato di diritto e la difesa dei diritti umani del popolo venezuelano“, ha affermato il ministro degli Esteri australiano, Marise Payne.

Una posizione simile a quella già assunta da Gran Bretagna, Germania, Francia e soprattutto Stati Uniti, che per primi hanno annunciato di ritenere “illegittima” l’elezione di Maduro, avvenuta a maggio 2018, poiché i suoi più forti oppositori erano stati esclusi dalla corsa.

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