Violenza donne, Appendino: ancora molto da fare, ognuno faccia sua parte

"C'è ancora molto da fare e questa giornata mondiale contro la violenza sulle donne è qui a ricordarcelo. Ognuno di noi può e deve fare la sua parte". Lo scrive su Facebook la sindaca di Torino, Chiara Appendino, raccontando la storia di Anna, nome di fantasia, vittima delle violenze "tremendamente reali" del marito.

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse
Torino, 25 nov. (LaPresse) – “C’è ancora molto da fare e questa giornata mondiale contro la violenza sulle donne è qui a ricordarcelo. Ognuno di noi può e deve fare la sua parte”. Lo scrive su Facebook la sindaca di Torino, Chiara Appendino, raccontando la storia di Anna, nome di fantasia, vittima delle violenze “tremendamente reali” del marito. “Anna abita in una bella zona di Torino. Una di quelle cosiddette ‘bene’, dove la vita scorre apparentemente tranquilla, senza fare troppo rumore – scrive Appendino – Anna ogni giorno esce di casa per andare a fare qualche spesa quotidiana, si intrattiene poco in conversazioni, un bel sorriso e un ‘tutto bene, grazie’ sono la firma che ormai conosce tutto il quartiere. Va a prendere i bambini a scuola, torna a casa e prosegue la sua vita normale. Pochi giorni fa la Polizia Municipale, allertata da residenti della zona si è recata a casa di Anna. Ha suonato e Anna ha aperto la porta. Questa volta il suo ‘tutto bene, grazie’ faceva a pugni con la realtà.

dunque

Letteralmente. Anna, nel silenzio della sua ‘normalità’, aveva subìto l’ennesima violenza dal marito. Ma stavolta, grazie alle donne e agli uomini della Polizia Municipale, potrà essere l’ultima. Questi nomi di questa storia sono di fantasia. Ma la storia, anzi, le storie, sono purtroppo tremendamente reali”. Come ricorda la sindaca “quello che sa bene chi interviene in questi casi è che la violenza fisica è solo l’ultimo, vigliacco, atto di un macabro spettacolo che ha avuto molte scene, nelle quali la violenza era sotto gli occhi di tutti ma nessuno l’ha riconosciuta. Era violenza quando Anna era costretta a dipendere economicamente dal marito. È stata violenza quell’educazione ad essere una ‘brava moglie’, ‘brava mamma’, ‘brava donna di casa’ che le è stata sempre imposta. È violenza quell’abitudine a sentirsi sempre sotto un uomo, che milioni di donne vedono nella sua rappresentazione plastica quando non possono avere le stesse possibilità degli uomini semplicemente perché… sono donne”.

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