C’è il Governo, Borsa in rialzo

L'indice Ftse Mib ha avviato gli scambi in crescita del 2,15% a 22.260 punti

Borsa Piazza Affari

ROMA (Alfredo Stella) – Oggi è il giorno del giuramento del nuovo esecutivo Lega-M5S. Le Borse, dopo l’ok di ieri del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella risentono (in positivo) con lo spread tra Btp e Bund che apre a 231 punti dai 241 della chiusura di ieri. Il rendimento del titolo decennale italiano scende al 69%.Milano apre gli gli scambi in rialzo 2,15% a 22.260 punti.

Le borse europee

La Piazza più forte questa mattina appare Madrid, che in avvio ha segnato una crescita dello 0,9%, seguita da Parigi(+0,78% a 5.440), Londra (+0,6%) e Francoforte (+0,58% a 12.678 punti).

I mercati asiatici

Malgrado la distensione fra gli Usa e la Corea del Nord, gli investitori guardano con timore alla decisione del presidente americano Donald Trump di estendere a Europa, Canada e Messico i dazi su acciaio e alluminio. Restano invece sullo sfondo le questioni italiane, con la fine della gestazione del governo. In scia alla chiusura negativa di Wall Street, Tokyo ha lasciato sul terreno lo 0,14%. Scendono anche le Borse cinesi, con Shanghai che perde lo 0,9% e Shenzhen l’1,45%, mentre Hong Kong è in ribasso dello 0,16%. Giù Sidney, in calo dello 0,32%. Cresce invece Seul, che guadagna lo 0,64%. Positivi anche i futures sia per le Borse europee sia per Wall Street.

L’euro

Si mantiene stabile la moneta unica europea a quota 1,1674 sul dollaro, contro l’1,1689 di ieri dopo Wall Street. Attesi in giornata il dato sul Pil italiano nel primo trimestre e il tasso di disoccupazione a maggio negli Usa, oltre all’indice statunitense Pmi manifatturiero finale a maggio.

I dazi americani

La mossa protezionistica americana colpirà anche il nostro Paese per circa 40 miliardi di euro. Sull’acciaio verrà applicata un’imposta del 25 per cento, mentre sarà del 10 per cento quella sull’alluminio. La misura, minacciata ormai da diversi mesi, era stata rimandata da Trump in cambio di alcune concessioni, quali la riduzione volontaria delle spedizioni di metallo verso gli Stati Uniti e un abbassamento delle tariffe per le importazioni dall’America. Il resto del mondo di deve quindi allineare alle decisioni che avevano già creato tensioni tra Cina e America lo scorso marzo.

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