Delitto a Follonica, arrestato l’ex vicesindaco Papa

L'imprenditore è accusato di concorso 'anomalo' con il figlio Raffaele nell'omicidio di Salvatore De Simone

Raffaele e Antonio Papa

GROSSETO  (Giuseppe Tallino) – Delitto a Follonica, arrestato Antonio Papa. L’imprenditore ed ex vicesindaco di Grazzanise, è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Il 56enne, da anni trapiantato in Toscana, è in prigione per concorso ‘anomalo’ con il figlio nell’assassinio di Salvatore De Simone e nei tentati omicidi di Massimiliano De Simone e Paola Martinozzi.

L’accusa

A sparare in via Matteotti, il pomeriggio del 13 aprile scorso, fu Raffaele Papa, 29enne, primogenito di Antonio: dopo una breve fuga venne fermato dai carabinieri lungo la strada che da Follonica conduce a Grosseto. Il padre, per gli inquirenti, avrebbe avuto pesanti responsabilità nel raid che ha causato la morte del titolare dell’hotel ‘Stella’ e il ferimento di altre due persone. L’ex vicesindaco è indagato anche per ricettazione e concorso nella detenzione e porto abusivo della pistola (una Tanfoglio calibro 9) impugnata da Raffaele e usata per assassinare De Simone. L’omicidio, ha sostenuto il gip Sergio Compagnucci del tribunale di Grosseto, non era stato programmato dal padre: da qui la configurazione del reato contestatogli in ‘concorso anomalo’. Secondo il giudice, infatti, il reato commesso dal figlio era ‘diverso’ da quello voluto dal padre. L’assassinio, stando alla ricostruzione degli investigatori, sarebbe maturato “nella sfera decisionale del solo Raffaele, in totale autonomia”.

La lite

Ad innescare l’escalation di violenza a Follonica sarebbe stata una lite per futili motivi tra la famiglia dei De Simone e Antonio Papa. Un battibecco dovuto allo “sgocciolamento di acqua sulla tenda esterna” della rosticceria dei Papa causato da un’infiltrazione patita dall’hotel dei De Simone. L’imprenditore grazzanisano, dopo l’alterco avrebbe chiamato al telefono il figlio. “Vi sono sufficienti elementi per ritenere che il padre – ha sostenuto l’accusa – abbia chiesto” a Raffaele “di passare a prenderlo con la macchina per andare insieme a recuperare la pistola”.

La testimonianza della moglie

La moglie del 56enne, infatti, sentita a ‘sommarie informazioni’, riferì ai carabinieri che “a seguito di quella telefonata suo marito aveva cambiato espressione, rabbuiandosi, per poi uscire di casa senza spiegarle il motivo”. I due ritornarono lì dopo circa 17 minuti. Raffaele era armato. Uscì dal locale e fece fuoco contro Salvatore De Simone mentre si stava avvicinando al fratello, Massimiliano, impegnato a discutere con Antonio Papa. Durante il raid un proiettile ‘vagante’ ha raggiunto anche Paola Martinozzi.

Il carcere

A spingere il gip a ordinare il carcere per l’ex politico è stato anche la ‘storia’ dell’indagato: la sua “capacità a delinquere” emergerebbe “dai gravi precedenti a suo carico, tra i quali spiccano le condanne per estorsione e per associazione mafiosa (fazione Mezzero del clan dei Casalesi ndr.)”. A puntellare la tesi dell’accusa, ha spiegato il gip, hanno contribuito le modalità con cui sempre Antonio Papa “ha minacciato la Marcelli (madre della vittima) poco prima che si compisse la tragedia, la persistenza nel proposito criminoso dimostrata attraverso il coinvolgimento del proprio figlio e il comportamento tenuto dopo la sparatoria”. Perché l’imprenditore avrebbe chiesto ad un suo dipendente dopo il raid di far sparire la ‘Tanfoglio’: l’arma infatti è stata recuperata in un canale a diverse ore di distanza dall’omicidio. Tutti questi elementi, ha sostenuto il giudice, “sono indici sintomatici di una particolare inclinazione a delinquere”.

Il personaggio

La carriera politica di Antonio Papa si è interrotta a metà degli anni Novanta, quando, proprio a causa della sua presenza in giunta, il Presidente della Repubblica decretò lo scioglimento (il primo dei tre nella sua storia) per infiltrazione mafiosa del Comune di Grazzanise. Per diverso tempo si è dedicato alla gestione dell’agenzia funebre ereditata dalla suocera, Lucia Setola. Dopo aver scontato la condanna per camorra a metà degli anni duemila si è trasferito con la famiglia a Follonica, dove ha aperto di nuovo la ‘Last Travel’.

 

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome