Rapine, aggressioni ed estorsioni a omosessuali. In tre in manette a Ragusa

Gli episodi avvenivano di notte nella zona industriale della città

RAGUSA – Di giorno ragazzi apparentemente come tanti altri, di notte aggressori senza scrupolo. Obiettivo della banda, i cui membri erano tutti giovanissimi, gli omosessuali fermi in cerca di compagnia nella zona industriale della città.

Le indagini e il blitz per la cattura

Stanotte il blitz con trenta uomini che sono arrivati direttamente a casa loro. Così la polizia ha arrestato quei ragazzi ritenuti colpevoli di rapina ed estorsione, ma anche di aggressione ai danni di alcuni omosessuali.

Si trovavano in piena notte per rapinare, insultare e picchiare quelle vittime in cerca di partner occasionali. Stamattina, dunque, gli arresti, in un’operazione denominata ‘Zona’ dal nome dell’area industriale della città in cui sono avvenute le aggressioni.

I nomi e il modus operandi della banda

Le manette sono scattate per Christian Gerratana, 24 anni, Gaetano Velardita, 23 anni, ed Emanuele Marino, 18 anni. Il primo episodio risale allo scorso giugno. I ragazzi costringono la vittima, in quel momento ferma e cerca di qualcuno con cui passare la serata, a mettersi in una zona più appartata. Lì sarebbero intervenuti i complici e si sarebbe consumata la rapina. Alla vittima sarebbe infatti stato portato via tutto, a partire dagli oggetti di valore in suo possesso fino ad arrivare ai contanti che il ragazzo aveva con sé. Ma anche altri prelevati sotto minaccia ad uno sportello bancomat di Acate.

Gli episodi ricostruiti grazie alle testimonianze delle vittime e alle immagini della videosorveglianza

Tre giorni dopo un nuovo episodio, sempre nella zona industriale e ancora una volta nei confronti di omosessuali fermi in cerca di partner per la notte. Stessa dinamica, stesso cinismo, stesso modus operandi. Erano diventati il terrore del quartiere perché, da lì, si sarebbero verificate tante altre aggressioni e rapine. Tutte testimoniate dalle immagini della videosorveglianza che ha consentito alle forze dell’ordine di risalire ai responsabili. Fondamentali in questo senso anche le dichiarazioni delle vittime che, incrociate con le immagini in possesso degli inquirenti, hanno portato alla definitiva cattura degli aggressori.

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