Migranti, il dottor Bartolo tuona: “Libia porto di morte, altro che porto sicuro”

Il responsabile del poliambulatorio di Lampedusa rilascia dichiarazioni che contrastano con le parole di Salvini

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Foto LaPresse/Stefano Cavicchi

Milano (LaPresse) – “Chi fugge da quel Paese (la Libia, ndr) non fugge da un porto sicuro, come dice Salvini. Fugge da un porto di morte”. Così, in un’intervista a Repubblica, il dottor Pietro Bartolo, responsabile del poliambulatorio di Lampedusa, protagonista del film di Rosi ‘Fuocoammare’ che nel 2016 vinse l’Orso d’oro di Berlino. Bartolo è stato uno dei primi a ricevere e guardare i terribili video sulle torture subite dai migranti in Libia, immagini che ha voluto vedere in prima persona anche Papa Francesco.

Quelle clip, spiega, “me le hanno date i migranti che ho curato, in diverse occasioni, quando ho cercato di capire da dove originavano le tremende ferite rimediate”. Ho visto “ustioni, scuoiamenti, torture con bastoni, decapitazioni. Sono scene inguardabili. Guardi, io ho assistito 300mila migranti e probabilmente ho un altro triste primato: sono il medico che ha dovuto compiere più ispezioni cadaveriche. Ma davvero, non si può restare impassibili davanti a queste immagini. È proprio troppo”.

Il responsabile del poliambulatorio di Lampedusa rilascia dichiarazioni che contrastano con le parole di Salvini

“Questi migranti – continua Bartolo – scappano proprio dall’orrore dei centri di detenzione libici, dove i trafficanti gliene fanno di tutti i colori, accanendosi per punizione o per diletto in particolare sui neri, sui subsahariani. La Diciotti, prima di far rotta su Catania, è rimasta 4 giorni a Lampedusa, dove sono sbarcati 13 fra bambini e malati. Quando hanno saputo del rischio di un ritorno in Libia si sono messi a piangere, a supplicare anche me”.

Sulla linea dura di Salvini sul tema dell’immigrazione e sul clima che si respira nel Paese, il medico afferma: “Gli italiani non sono cattivi, sono cattivamente informati. Sono vittime di un bombardamento mediatico continuo di chi parla di questi migranti come di violenti, malati, ladri di lavoro. C’è una campagna di odio basata sulla menzogna. È giusto lottare contro chi specula sull’accoglienza, non contro queste persone che fanno pure reddito, purtroppo in nero, e finiscono nelle mani della malavita. Parliamoci chiaro: i posti di lavoro li hanno fatti scomparire non gli extracomunitari, ma i governi – anche quello precedente – che hanno vessato gli imprenditori facendo chiudere tante aziende”.

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