E’ diventata una seconda pelle. La usiamo tutti i giorni per molte ore, ce ne liberiamo solo quando siamo in famiglia tra le mura domestiche. La mascherina è diventata in pochi mesi indispensabile nelle nostre vite. Nata per proteggere il personale sanitario è ormai di uso comune da quando il Covid ha rivoluzionato le nostre vite. Tutti questi dispositivi di protezione hanno un impatto devastante in termini ambientali. Vanno smaltiti in maniera corretta, sversati in maniera impropria possono devastare gli ecosistemi. Una singola mascherina chirurgica gettata irresponsabilmente, dai marciapiedi alle spiagge, rilascia migliaia di fibre microscopiche che minacciano l’ambiente marino. E’ questo il risultato di un recente studio condotto da un team di chimici del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Università di Milano-Bicocca dal titolo “The release process of microfibers: from surgical face masks into the marine environment” recentemente pubblicato sulla rivista Environmental Advances.
Lo studio
Lo studio ha approfondito il meccanismo di degradazione foto-ossidativa delle fibre di polipropilene presenti nei tre strati delle mascherine chirurgiche e ha fornito un primo dato quantitativo relativo alla cessione di microplastiche. Il lavoro sperimentale è stato condotto sottoponendo mascherine usa e getta disponibili commercialmente ad esperimenti di invecchiamento artificiale, designati per simulare ciò che avviene nell’ambiente, quando una mascherina abbandonata inizia a degradarsi a causa dell’esposizione agli agenti atmosferici e, in particolare, alla radiazione solare. Un processo che può durare diverse settimane prima che il materiale giunga al mare, dove è poi sottoposto a stress meccanici prolungati indotti dal moto ondoso. E gli studiosi hanno osservato che qui che avviene il maggior rilascio di microfibre. Una mascherina chirurgica nell’ambiente marino rilascia fino a 173mila microfibre al giorno. Se non smaltiti correttamente, insomma, questi dispositivi di protezione possono costituire una minaccia per l’ecosistema marino.
Gli effetti sull’ambiente
Gli effetti di queste microfibre sugli organismi marini sono ancora da determinare. A questo proposito è in corso una collaborazione con i ricercatori del MaRHE center, il centro di ricerca e alta formazione dell’Ateneo alle Maldive. Come già acclarato per altre tipologie di microplastiche, quali ad esempio quelle prodotte dalla degradazione dei materiali utilizzati per il confezionamento di alimenti o generate durante il lavaggio di tessuti sintetici in lavatrice, sono possibili sia danni da ostruzione in seguito ad ingestione, sia effetti tossicologici dovuti alla veicolazione di contaminanti chimici e biologici. Preoccupa inoltre la presenza di frazioni sub-micrometriche, potenzialmente capaci di attraversare le barriere biologiche.