“Ho riallacciato i rapporti con il presidente Putin, un po’ tanto”. Boom! Le parole di Silvio Berlusconi, in un audio in possesso di LaPresse, fanno il giro dei media nazionali e internazionali, e irrompono come uno tsunami nell’ufficio di Giorgia Meloni. A poche ore dalle Consultazioni al Quirinale e dall’incarico che Sergio Mattarella dovrebbe dare alla leader di Fdi, l’uomo di Arcore, senza freni, svela ai deputati -riuniti alla Camera per l’elezione del capogruppo – il suo rapporto ritrovato con l’amico di vecchia data, il presidente della federazione Russa.
“Putin per il mio compleanno mi ha mandato 20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima. Io gli ho risposto con bottiglie di Lambrusco e con una lettera altrettanto dolce”, confessa. Parliamo del genetliaco festeggiato il 29 settembre scorso (a pochi giorni dalle elezioni e quindi con la vittoria in tasca del centrodestra) con tanto di mongolfiera da cui sono stati lanciati cuori rossi, donata da Marta Fascina. “Io l’ho conosciuto come una persona di pace e sensata…”, prosegue lasciando alla platea quasi il gusto di una nostalgia non ritrovata.
E’ il Berlusconi che spiazza, che sull’Ucraina torna ad avvertire: “Se entrasse nella Nato la guerra sarebbe guerra mondiale”. E ancora: “I ministri russi hanno già detto in diverse occasioni che siamo noi in guerra con loro, perché forniamo armi e finanziamenti all’Ucraina”. Nulla di nuovo, se solo si rialvolgesse il nastro fino alla convention di Napoli di Forza Italia del maggio scorso, quando il Cav – dopo un pranzo a Marechiaro – aveva sentenziato: “Io credo che l’Europa si debba mettere tutta unita a fare una proposta di pace a Putin e agli ucraini, cercando di far accogliere agli ucraini le domande di Putin”.
Ora, tuttavia, sul tavolo c’è un governo che faticosamente Giorgia Meloni sta difendendo come “sostenitore dell’Ucraina” senza se e senza ma, e soprattutto componente convinto “del patto Atlantico e dell’Unione Europea”. Senza dimenticare che il ministro degli Esteri, secondo i bookmaker, è proprio un uomo di Berlusconi, Antonio Tajani. Dallo staff del Cav arriva prima la smentita, poi la precisazione a fronte delle parole catturate dall’audio: “La posizione di Forza Italia e del presidente Silvio Berlusconi rispetto al conflitto ucraino e alle responsabilità russe, è conosciuta da tutti, è in linea con la posizione dell’Europa e degli Stati Uniti, ribadita in più e più occasioni pubbliche.
Non esistono né sono mai esistiti margini di ambiguità”, la nota asciutta. Lo show di Berlusconi, tuttavia, non si ferma nelle segrete stanze del gruppo azzurro. Anche sui ministri si abbandona stilando a favore di telecamere la lista. L’accordo – a detta del Cav – è fatto con la Giustizia consegnata all’azzurra Elisabetta Alberti Casellati e all’Università, Gloria Saccani Jotti.
In mattinata il freddo annuncio con l’indicazione dei capigruppo messi al loro posto (Licia Ronzulli in Senato e Alessandro Cattaneo alla Camera). Berlusconi, dunque, non ci sta a restare nelle cronache come colui che è andato a Canossa (via della Scrofa) a scusarsi per l’incidente degli appunti e il mancato voto del partito a Ignazio La Russa presidente del Senato e si riprende la scena. Da Meloni, nulla trapela, se non un “freddo silenzio”.(LaPresse)