ROMA (LaPresse) – Allarme salute. Sono circa 105 mila le morti evitabili ogni anno nel nostro Paese. Ovvero i decessi avvenuti prima dei 75 anni per cause prevedibili o trattabili con interventi di prevenzione primaria, diagnosi precoce o altre forme di assistenza sanitaria. E quasi 90 mila decessi all’anno sono dovuti alla mancanza di prevenzione primaria. Quella, cioè, basata su interventi mirati a evitare a monte l’insorgenza di una malattia. Per esempio a partire dall’adozione di corretti stili di vita. Sono alcuni dei dati emersi dalle statistiche diffuse a gennaio dal Rapporto MEV relativi alle morti evitabili. E, in questi giorni, da EuroStat.
L’allarme salute denunciato dai medici
“I dati diffusi dal Rapporto MEV e da EuroStat mettono ancora una volta in luce quanto gravano le disuguaglianze di salute fra il Nord e il Sud del Paese“. Lo afferma Filippo Anelli, presidente della Fnomceo. “Per fare prevenzione primaria e ridurre le morti evitabili è necessario innanzitutto garantire l’equità di accesso al Servizio Sanitario Nazionale“.
“L’assistenza primaria rappresenta il cardine di un’organizzazione che intende garantire elevati livelli di equità. Consente, infatti, a tutti i cittadini di accedere gratuitamente alla prevenzione primaria e all’adozione di corretti stili di vita”.
90.000 decessi l’anno per mancanza di prevenzione: Campania, Sicilia e Lazio al di sopra della media nazionale
Dal Rapporto MEV risultano chiare differenze regionali relativamente alla mortalità evitabile (prevenibile e trattabile). In cima alla classifica si situa il Trentino Alto Adige. Mentre l’ultimo posto è occupato dalla Campania. I grafici mettono in luce come Campania, Sicilia e Lazio riportino valori di mortalità evitabile oltre la media nazionale per entrambe le componenti. Mentre Trentino Alto Adige, Veneto, Marche, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Umbria, Liguria registrino invece valori al di sotto della media nazionale.
L’importanza della prevenzione
La diffusione di questi numeri è anche un’occasione per rilanciare l’azione della medicina generale a quarant’anni dalla Dichiarazione di Alma Ata del 12 settembre 1978. Che vide per la prima volta nella storia della sanità mondiale i rappresentanti di 134 Paesi e di 67 organismi internazionali e organizzazioni non governative insieme per discutere sul ruolo della prevenzione primaria.
La Dichiarazione sottolinea come l’assistenza sanitaria primaria abbia un ruolo chiave nella riduzione delle disuguaglianze di salute. Sia all’interno delle singole nazioni, sia fra paesi sviluppati e in via di sviluppo. E nella promozione e la tutela della salute degli individui, indispensabili per il miglioramento della qualità della vita, lo sviluppo economico e sociale, la pace mondiale.