di Maria Elena Ribezzo
ROMA (AWE/LaPresse) – Qualche passo in avanti si è fatto sul piano ambientale, ma non su quello dell’occupazione. Almeno secondo il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. E’ lui che ha, infatti, riassunto così il faccia a faccia di un’ora e mezzo con Aditya Mittal, presidente e Cfo di ArcelorMittal e Ceo di ArcelorMittal Europa. Mentre si analizza la controproposta dell’azienda, il vicepremier ha chiesto una procedura di accertamento sulla validità della gara. Gara fatta, a parer suo, “non a regola d’arte”. Sulle 23mila pagine di procedura, l’Anac aveva sollevato qualche preoccupazione che il ministro vuole verificare. Perché, osserva, se una gara non è fatta bene, tutto è a rischio: l’impatto ambientale, la salute e anche i posti di lavoro. “Non ho pregiudizi, ma sia chiaro che prima del piano ambientale viene la legalità”, afferma.
Mittal giura di aver partecipato alla gara “in buona fede”, e si dice fiduciosa sulla transazione. Implementando il piano industriale con quello sociale e ambientale, per l’azienda anglo-indiana, si riporterà Ilva “ai primi posti dell’industria europea dell’acciaio”.
Controproposta e procedura di accertamento sono due percorsi che procedono in parallelo
“Sulla regolarità della gara è la legge che mi dirà se si dovrà ritirare in autotutela oppure no”, sottolinea Di Maio, spiegando di aver scelto un percorso lineare, “di accertamento della verità, della legalità, del diritto alla salute e del diritto al lavoro”. L’addendum della controproposta per il momento è riservato, ma Mittal si è impegnata a informare tutti gli stakeholders. Il futuro del gigante della siderurgia italiana e dei suoi oltre 14mila dipendenti diretti resta in equilibrio precario. Il percorso è un percorso complesso, che Di Maio lamenta di aver “ereditato” in toto dal governo precedente: “Ci ha lasciato problemi e nient’altro. E, dopo sei anni di decreti su Ilva, siamo ancora in queste condizioni”.