Al futuro sindaco: la vera emergenza è il caro-mattone

A Napoli certo non mancano criticità. Anzi, a volerle elencare assegnando a ognuna una priorità d’intervento, l’impresa di ordinarle diverrebbe proibitiva. C’è il verde pubblico, lo stato delle strade, il mare negato, il trasporto pubblico locale in ginocchio, il degrado urbano e sociale.
Ma, lo dico al futuro primo cittadino che purtroppo in tema difficilmente potrà farci qualcosa, orpello di un insieme di cose che proprio non funzionano è il costo delle case.
Smontiamo, per cortesia, questo falso mito di Napoli città economica solo perché le rosticcerie fanno le pizzette e le palle di riso a un euro. A meno che la dietologa non ti suggerisca una dieta del genere, chiaro. E l’acquisto di una casa ne è la dimostrazione. Ragazzi, pare di dover prendere un appartamento a Manhattan.
Perché se escludiamo delle zone periferiche come Pianura (che chiamarla periferia nemmeno è corretto: per quel sobborgo urbano così cresciuto bisognerebbe coniare un termine ad hoc) prendere casa nella cinta cittadina è un’impresa lacrime, sangue e finanziamenti. Sul piatto bisogna mettere almeno 200mila euro per un appartamento dignitoso, e solitamente in quei casi è da ristrutturare. Si va dagli inavvicinabili 300mila euro per bilocali in zona Vomero – Arenella (praticamente, 150mila euro a stanza) per palazzi antichi e decadenti che spesso sembrano tenuti in piedi dalle reti di contenimento ai magnifici annunci di Fuorigrotta dove le agenzie immobiliari segnalano la vicinanza dei cespiti in offerta a straordinarie stazioni metropolitane della deceduta Linea 6, su quel viale Augusto i cui giardinetti riarsi fanno da scenario desolante all’olezzo nauseabondo di cani, gatti e cincillà che stazionano impuniti in zona. Certo, puoi andare a vivere nelle campagne tra Agnano e Bagnoli, o in quegli splendidi ruderi sopra Capodimonte, ma sei vincolato (come in tanti altri luoghi di questa città) all’utilizzo di un’auto anche solo per andare a fare la spesa. Non male, in una città che dieci anni fa aveva tra le priorità la mobilità sostenibile e quella normale intanto è diventata insostenibile.
Inutile parlare poi di Chiaia o Posillipo, dove la beltà della nobiltà di un tempo ancora aleggia in proposte economiche fattive solo per chi bazzica i circoli delle Real Housewives partenopee. Con l’ascensore sociale fieramente bloccato, capirete che alle giovani coppie con un 80% di mutuo miracolosamente accordato e le ingenti spese accessorie (senza manco contare il mobilio) raggiungere l’indipendenza da casa di mammà e papà (o dall’affitto) vuol dire almeno 60 mila euro di risparmi accumulati, che con un salario medio di 1200 euro / mese (nemmeno così poco, a voler essere sinceri) vuol dire più di due anni senza fare alcuna spesa (manco quelle per mangiare o dormire). Altrimenti resta allontanarsi, o accettare la periferia in tutta la sua complessità legata all’assenza di servizi.
Quello che voglio dire al prossimo sindaco di Napoli è che probabilmente non potrà farci niente, ma se il trend non si inverte a breve si troverà ad amministrare una città tra i fantasmi delle case sfitte di corso Vittorio Emanuele, gli anziani possidenti e qualche fiero chiattillo in una città senza mare accessibile, senza verde, senza trasporto e anche senza contribuenti.

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