Ambiente, Consiglio di Stato boccia calendario caccia Basilicata

Dal Consiglio di Stato è arrivata la bocciatura definitiva del calendario venatorio 2016-2017 della Regione Basilicata che aveva approvato una serie di deroghe senza tenere in alcun conto il parere dell’Ispra.

© Stephen Daniels/Alpha/Lapresse
Milano, 28 giu. (LaPresse) – Dal Consiglio di Stato è arrivata la bocciatura definitiva del calendario venatorio 2016-2017 della Regione Basilicata che aveva approvato una serie di deroghe senza tenere in alcun conto il parere dell’Ispra. Contro il calendario della Regione Enpa, Lav, Lipu e Wwf Italia avevano proposto un ricorso che era stato accolto dalla Sezione Prima del Tar di Potenza che aveva disposto contestualmente la sospensiva del calendario venatorio. Ora il massimo organo della giustizia amministrativa ha messo definitivamente fine alla battaglia legale riconoscendo pienamente le ragioni alla base del ricorso presentato dalle associazioni che avevano contestato con forza il calendario varato dalla Regione Basilicata in quanto aveva ignorato gli ‘alert’ lanciati dall’Istituto Superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra).

il rifiuto

“Quella del Consiglio di Stato è una pronuncia estremamente importante che ribadisce che la tutela della fauna selvatica e della biodiversità sono e restano di piena potestà statale”, scrivono le associazioni in una nota congiunta. Le Regioni non possono far finta che i pareri dell’Ispra con delle prescrizioni sui periodi e le modalità dell’attività venatoria non esistano, come accaduto lo scorso anno in Basilicata. Ora non solo la Regione Basilicata, ma tutte le Regioni non hanno più giustificazioni. Il prossimo calendario venatorio deve essere improntato al rispetto delle norme e dei pareri scientifici predisposti dall’Ispra. In caso contrario le associazioni procederanno chiedendo che i responsabili rispondano di tasca propria, come accaduto recentemente a Bolzano, dove gli ex amministratori sono stati condannati dalla Corte dei Conti al risarcimento nei confronti dello Stato di più di un milione di euro, per aver consentito ai cacciatori l’uccisione di animali selvatici in violazione delle disposizioni normative nazionali.

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