Automotive, avanti un altro. Il governo smaschera Elkann

Gli operai denunciano: soldi pubblici utilizzati per tagliare posti di lavoro

NAPOLI (Anastasia Leonardo) – Finalmente qualcuno è andato oltre i numeri che Tavares snocciola appena John Elkann (a destra) comanda. Il ‘giochetto’ di Stellantis è stato smascherato, il governo Meloni ha deciso di andare fino in fondo: non c’è bisogno che gli Agnelli s’inventino altro per scappare dall’Italia, sarà l’Italia a rimpiazzarli senza neanche troppa nostalgia.

“La rotta è quella di aumentare la produzione in Italia, salvaguardando la filiera dell’indotto: da qualche mese stiamo lavorando a far insediare in Italia un’altra casa automobilistica”, ha ribadito il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (nel tondo), intervenendo venerdì allo stabilimento Mermec di Matera. In particolare, il ministro, in un passaggio sulla situazione della Stellantis, ha ribadito che l’Italia, “il cui problema risale all’Alfa Romeo, è l’unico Paese europeo produttore di auto ad avere una sola casa automobilistica e su una sola casa automobilistica, per quanto brava possa essere, non si regge l’indotto” Urso, dunque, ha espresso chiaramente la posizione del governo sulla delicata questione.

Il piano di Stellantis, che sarà oggetto di intense discussioni nella prossima settimana, conta cinque riunioni in sette giorni, focalizzandosi sull’analisi dettagliata di ciascuno stabilimento dell’azienda. Il punto di partenza sarà lo stabilimento di San Nicola di Melfi, che, secondo il ministro Urso, necessita di certezze per il suo futuro. Il 1° febbraio è previsto un tavolo sull’automotive, dedicato al tema degli incentivi, con la presentazione del Piano incentivi per il 2024, mirato a potenziare la produzione in Italia e segnare una svolta rispetto al passato. Il governo Meloni ha chiaramente delineato tre direzioni strategiche per affrontare la situazione critica del settore automobilistico italiano. In primo luogo, un forte incentivo alla rottamazione dei veicoli più vecchi, considerati altamente inquinanti. In secondo luogo, un sistema di incentivi economici per favorire l’acquisto di modelli ecologicamente sostenibili, rivolto soprattutto alle fasce economiche più basse. Infine, l’obiettivo di aumentare nettamente la produzione nazionale. Il Ministro Urso ha evidenziato la necessità di agire tempestivamente per risollevare un settore che affronta problemi da anni. Ha anche criticato l’attuale situazione, attribuendola alla mancanza di attenzione da parte dei governi precedenti, sottolineando come gli interessi di altri Paesi siano stati meglio tutelati rispetto a quelli dell’Italia, in particolare riferendosi alla Francia e agli Stati Uniti. Ma anche in Spagna, dove Stellantis ha presentato ai sindacati la proposta di un piano di licenziamenti volontari per 90 lavoratori della fabbrica di Vigo, il Collettivo unitario dei lavoratori (Cut) non ha fatto sconti a nessuno: “E’ incongruo che l’azienda continui a richiedere aiuti pubblici mentre, allo stesso tempo, propone un piano di licenziamenti. Sembra che le sovvenzioni pubbliche vengano utilizzate per tagliare posti di lavoro”, ha evidenziato il sindacato. Insomma, il sistema degli Elkann è collaudato e senza frontiere: spremere la parte pubblica quanto più è possibile per arricchirsi affamando gli operai. Con la complicità dei ‘giornaloni’ amici o, meglio, ‘di famiglia’.

Clima teso a Pomigliano, poche certezze sul futuro. Abolita la pausa pranzo

NAPOLI (cm) – Nello storico stabilimento di Pomigliano d’Arco, l’attenzione è focalizzata con apprensione sulle mosse di Stellantis, soprattutto alla luce dei problemi occupazionali che affliggono la sede di Melfi. Nonostante un apparente buon inizio d’anno per lo stabilimento campano, con l’eliminazione degli ammortizzatori sociali dal 31 dicembre, emerge una preoccupante realtà. La situazione non è così rassicurante come potrebbe sembrare. La notizia che il nuovo modello di Panda elettrica sarà prodotto in Serbia ha sollevato preoccupazioni significative tra i lavoratori. Di particolare preoccupazione è il fatto che il primo ministro serbo abbia annunciato questa decisione davanti al presidente del Consiglio italiano. La vendita di Fiat ha portato Stellantis a spostare la sua leadership in Francia, e la Fiom ha sottolineato che un’azienda che ha ricevuto sovvenzioni statali per milioni ora non è più italiana. La notizia che, dal 2026, la Panda non sarà più prodotta a Pomigliano potrebbe comportare un esubero di personale o il ritorno degli ammortizzatori sociali. Stellantis, secondo il sindacato, non investe nelle fabbriche e non garantisce il flusso produttivo con nuove assunzioni, ma tramite lavoratori trasfertisti spostati da altri siti. Non ci vuole molto a comprendere la difficile situazione di alcuni operai costretti a percorrere centinaia di chilometri ogni giorno per raggiungere il luogo di lavoro, con orari estenuanti che compromettono la salute. Peraltro, l’annuncio della sostituazione della pausa pranzo con i ticket mensa, data proprio in questi giorni agli operai dei reparti che necessitano di lavoro straordinario ha scatenato non poche polemiche. “Il lavoratore non è tenuto alla rinuncia della richiamata pausa”, dice la Slai Cobas, per questo “invita le Direzioni Aziendali a desistere dal mettere in atto comportamenti e/o iniziative disciplinari intimidatori e lesive dei citati diritti dei lavoratori in quanto ciò potrebbe inoltre configurare evidenti e gravi ipotesi di reato”. La politica aziendale di Stellantis sembra orientata a considerare questi lavoratori un peso, e l’unico investimento evidente è rappresentato dagli incentivi per andare via, che hanno portato a una consistente riduzione del personale da 5000 a 4000 dal 2006. La produzione della Panda elettrica spostata in Serbia sembra confermare questa tendenza, delineando un futuro incerto per lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, che rischia di diventare una fabbrica di montaggio priva di innovazione.
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