La Dia: gli appalti di Villa Literno nel mirino di Schiavone e Diana

L’imprenditore mafioso e il cugino della moglie pronti ad avvicinare l’assessore ai Lavori pubblici e i tecnici

VILLA LITERNO – Al netto degli altri eventuali arresti, processi, condanne o assoluzioni che potrà o non potrà generare, l’indagine su Nicola Schiavone ‘o russ ha avuto il merito di cristallizzare la permanenza in provincia di Caserta di un approccio al mondo degli appalti pubblici, da parte di imprenditori, tecnici, funzionari e politici, che persegue la logica del consociativismo tendente all’illegalità: favorisco l’amico (almeno ci provo, gli dico che sono pronto a farlo), in barba alle leggi.

Un consociativismo tendente all’illegalità che rischia di diventare mafioso quando la persona da avvantaggiare non è un semplice uomo d’affari spregiudicato, ma un soggetto legato al clan dei Casalesi. E, come detto prima, indipendentemente da tutto ciò che potrebbe scaturire o meno (parliamo di nuovi procedimenti penali) da questa imponente inchiesta, le intercettazioni, i riscontri documentali, i servizi di osservazione che troviamo al suo interno (tutte attività svolte dagli agenti della Dia di Napoli) hanno tracciato un modo di fare socialmente pericoloso e ancora profondamente radicato in Terra di Lavoro: mostrare accondiscendenza al criminale di turno, dirsi pronti a sostenerlo, a metterlo in contatto con le persone giuste per soddisfare le sue richieste.

E ascoltando le conversazioni captate dagli investigatori, impegnati a monitorare il rituffarsi di ‘o russ, appena scarcerato, tronfio del suo background malavitoso, nel mare dei lavori banditi dalle pubbliche amministrazioni, rischia di rientrare in questo schema anche Mario Diana. Chi è? E’ il cugino di Amalia Ucciero, moglie di Nicola Schiavone.

L’intercettazione

Grazie al trojan che era installato nel cellulare di ‘o russ, l’8 dicembre 2021 gli agenti registrano una conversazione ritenuta interessante ai fini investigativi. Schiavone (già condannato per mafia nell’ambito del processo Normandia) parla proprio con Diana. Cosa si dicono? Discutono delle future gare di appalto gestite dal Comune di Villa Literno e fanno riferimento, ha ricostruito la Dia, alla possibilità di ‘avvicinare’ i componenti delle commissioni esaminatrici dei progetti. Schiavone confida a Diana anche l’impressione che aveva avuto del sindaco, Valerio Di Fraia (lo avrebbe incontrato nel corso dei festeggiamenti del compleanno proprio di Diana): “Un bravo ragazzo”, così lo definisce, ma, a suo avviso, con poco piglio decisionale: “Non comanda – proferisce testualmente – manco a casa sua”.

La chiacchierata prosegue su un appalto di 3 milioni aggiudicato con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e poi virano su quale strategia adottare per interfacciarsi con esponenti dell’amministrazione. E Mario Diana, a questo punto, si fa avanti mostrando a ‘o russ le sue ‘entrature’. Probabilmente millantante, ma rimane l’approccio culturale, pericoloso, alla vicenda: il cugino della consorte gli dice che avrebbe potuto contattare l’assessore ai Lavori pubblici, Carloantonio Falcone.

Diana informa Schiavone su come avrebbe agganciato l’esponente della giunta: “Io vado da Carlo e gli dico: ‘Mi dici se conosci la commissione? Perché c’è pure interesse mio…”. E Diana garantisce a ‘o russ che l’assessore, consapevole del suo rapporto di amicizia con il sindaco, non lo avrebbe mai ostacolato. I due poi si dicono disposti anche a stringere un eventuale accordo con l’amministratore e i componenti delle commissioni: “Quello che devono avere, devono avere! Li diamo a lui o li diamo a quelli della commissione. Quello ci vorrebbe una cosa di questa, di 3-4 milioni”.

Il processo

Questo spaccato investigativo è tra gli atti che a novembre 2022 hanno riportato in carcere Nicola Schiavone con una nuova accusa di associazione mafiosa: la Procura vuole che venga condannato a 8 anni e a febbraio il Tribunale di Napoli emetterà il verdetto (rito abbreviato). Tra le condotte contestate a ‘o russ non ci sono presunte turbative d’asta, ma solo l’aver messo in piedi una società, intestandola a un prestanome di Villa Literno, per rituffarsi nel mondo degli appalti, e l’aver avvicinato imprenditori che, prima del suo arresto del 2013, aveva aiutato, sfruttando il proprio peso mafioso, nel far ottenere loro lavori: e ritornato in libertà alla fine del 2019 pretendeva parte dei guadagni che ancora non aveva incassato.

Il Mario Diana intercettato non è tra i coinvolti nell’inchiesta che, ormai 2 anni e mezzo fa, ha portato all’arresto di ‘o russ. E per quanto a nostra conoscenza, Diana ad oggi non è neppure coinvolto in altri procedimenti per mafia. Il 42enne è da considerare innocente fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile. E lo stesso vale per Di Fraia e Falcone, tirati in ballo, loro malgrado, da Diana: sindaco e assessore sono totalmente estranei all’inchiesta e non abbiamo modo di dubitare che, se realmente fossero stati avvicinati da soggetti intenzionati a turbare qualche gara, sarebbero corsi dalle forze dell’ordine a denunciare tutto.

Nel 2011 fu coinvolto nell’inchiesta ‘Il principe’

VILLA LITERNO – Non è un volto nuovo alle cronache. Il Mario Diana, ora 42enne, intercettato nel 2021 a chiacchierare con Nicola Schiavone di appalti e di politici e tecnici da avvicinare per turbare le gare, nel 2011 venne arrestato nell’ambito dell’inchiesta ‘Il Principe e la (scheda) ballerina’. Quell’indagine si muoveva su due direzioni: una riguardava il tentativo di costruire, portato avanti da esponenti legati al clan dei Casalesi, il centro commerciale ‘Il Principe’, per la cui realizzazione (mai avvenuta) si sarebbe speso anche Nicola Cosentino, ex sottosegretario all’Economia (assolto in questo processo), a cui Diana era legatissimo. L’altro invece riguardava le ingerenze della mafia locale nelle elezioni amministrative del 2007 e provinciali del 2010.

Stando alla tesi della Dda, Diana, in concorso con Antonio Corvino, esponente politico ritenuto organico al clan, prometteva assunzioni o rinnovi di contratti di lavoro presso il centro commerciale di Castel Volturno Joli in cambio dei voti, alle Provinciali, dei beneficiari dei ‘piaceri’.
Poco dopo l’arresto eseguito dalle forze dell’ordine nel 2011, Diana venne scarcerato. E condannato in primo grado venne poi assolto nei successivi gradi di giudizio.

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