Basta con i laboratori politici

Come ogni elezione che si rispetti c’è il vincitore, lo sconfitto, quello che si proclama vincitore ma lo è così così, il sopravvissuto, il redivivo e ‘o ‘nfrevone (termine gergale che indica colui che non accetta e non si fa capace di aver perso). Personaggi di un presepe, come quello che metteranno su i maestri di San Gregorio Armeno per ritagliarsi un po’ di spazio sui giornali nei prossimi giorni. Come quello di un Natale che stando a strane raffigurazioni di Santa Claus comparse fronte mare in pieno ottobre non è così lontano come sembra. Nei giorni in cui gli spazzini tirano su gli ultimi fac-simile di schede elettorali rimaste sul selciato, c’è chi pontifica e chi filosofeggia, c’è il toto-nomi e il toto-trombati del Game of Assessorato di Palazzo San Giacomo. Una cosa, sicuramente, manca: non si trovano nostalgici dell’amministrazione uscente.
Certo, alcuni tra i più polemici verranno a parlare di una politica “sporca” e /o di personaggi innamorati delle poltrone pronti a “tradire” la causa arancione, ma questo non spiegherebbe comunque il 5 percento accordato all’ex assessore ai Giovani, alla Polizia Municipale e alla toponomastica Alessandra Clemente, che nonostante la serenata dell’ultimo minuto di Luca Sepe (il momento del video dedica dell’artista in cui una coppia di anziani alza il cummuoglio svelando le salsicce è stato uno dei più bei momenti degli ultimi due mesi di campagna elettorale) si vede doppiata da un mai sopito Antonio Bassolino. Nemmeno negli enti di prossimità – così definiti – come le municipalità il legame tra l’azzurro e l’arancione ha retto. E, alla prova del 9, è un fatto che tra i protagonisti della lunga stagione deMa sono rientrati nella macchina comunale in qualche modo solo una manciata di fuoriusciti dai ranghi (tra cui la pasionaria ex Mo’, Flavia Sorrentino, da cui l’ex sindaco ha attinto molto in termini di ideologia meridionalista e che ha guidato il controverso sportello “Difendi la città” e l’ex assessore allo sport Ciro Borriello, reso epico dalle stoccate a lui rivolte dal governatore Vincenzo De Luca che ora potrebbe ritrovarlo addirittura assessore in una Giunta a maggioranza Pd).
Non c’è bisogno ‘a zingara p’ ‘nduvinà, Cuncé, recitava la canzone: tra chi non è andato a votare e chi invece ci è andato, quello che il popolo partenopeo ha chiesto è discontinuità. Un elemento di rottura individuato in una coalizione talmente allargata che a tenerla insieme sembrerebbe un miracolo (poi guardiamo a Roma e ci rendiamo conto che anche Draghi sta così, anzi, pure un po’ peggio visto che a livello nazionale la Lega le liste le seppe presentare all’epoca).
Ma, del resto, come non condividere questo sentimento? Mentre De Magistris salutava i napoletani senza dimenticare di citare massomafie e lobby dal suo studio in piazza Municipio 1, il neosindaco Gaetano Manfredi veniva battezzato da una bomba d’acqua che ci piacerebbe definire senza precedenti, ma che di precedenti ne ha avuti a bizzeffe negli ultimi anni. Le immagini di una città che sembrava travolta da uno tsunami piuttosto che da un acquazzone sono rimbalzate sui social e sui telefoni: Agnano ridotta a un lago, Pianura ridisegnata dai fiumi, Fuorigrotta sprofondata, finanche il raccordo per il Vomero – una soprelevata ad alta percorrenza i cui ultimi lavori di rifacimento sono datati non più di qualche mese fa – era come al solito totalmente allagato. Il trasporto pubblico già in panne ha palesato tutta la sua debolezza con allagamenti in stazioni (la cascata di La Trencia ad esempio è stata impressionante per maestosità e bellezza) e linee sospese. Poche ore dopo la tempesta a Ponticelli, in una di quelle periferie dell’inflazionato “Ripartiamo dalle periferie” must have di campagna elettorale, un ragazzo di 23 anni è stato ucciso in un agguato mentre rincasava accanto alla compagna incinta all’ottavo mese.
Sul piatto c’è davvero un gran bel caos. Napoli è una città complessa da sempre, che oggi si presenta in maniera altrettanto complessa. Servirà un gran lavoro per colmare il gap in termini di sicurezza, servizi, manutenzione e trasporti con le altre metropoli europee. In bocca al lupo al nuovo Sindaco, ne avrà bisogno. Come noi napoletani, che con urgenza urliamo di non poter vivere ancora in un “laboratorio” politico ma in qualcosa che è già nella fase successiva al laboratorio.

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