Bce al passaggio di consegne. Draghi: “La lascio in mani capaci”

A quattro giorni dall'ultima riunione di politica monetaria del consiglio direttivo, che ha segnato la fine dell’operatività di questa presidenza, a Francoforte va in scena la cerimonia ufficiale per l'addio di Mario Draghi alla Bce, divenuta negli anni, secondo la definizione dello stesso economista, "una moderna banca centrale in grado di gestire qualsiasi sfida".

(Photo by Daniel ROLAND / AFP)

MILANO – A quattro giorni dall’ultima riunione di politica monetaria del consiglio direttivo, che ha segnato la fine dell’operatività di questa presidenza, a Francoforte va in scena la cerimonia ufficiale per l’addio di Mario Draghi alla Bce, divenuta negli anni, secondo la definizione dello stesso economista, “una moderna banca centrale in grado di gestire qualsiasi sfida”. A rendere omaggio a Draghi i leader delle tre principali economie dell’eurozona, Angela Merkel per la Germania, Emmanuel Macron per la Francia e Sergio Mattarella per l’Italia. Oltre alla presidente in pectore Christine Lagarde, protagonista del passaggio della campanella, ma anche di un accorato discorso nel quale ha lodato le qualità del suo predecessore – riassunte in “saggezza, deteminazione e impegno” – prima di dedicargli i versi di ‘Anthem’, brano di Leonard Cohen citato nel passaggio in cui si ricorda che “c’è una breccia in ogni cosa, ed è da lì che entra la luce”.

Il passaggio

Che la stima tra i due sia reciproca è cosa nota. Lo stesso Draghi non ha mancato di ricordarlo, rivolgendosi direttamente a Lagarde all’inizio del proprio discorso per sottolineare come la sua uscita di scena sia resa “molto più semplice” dalla consapevolezza di lasciare l’istituzione in “mani capaci”. L’intervento è stato comunque più un’occasione di riflessione che di celebrazione, per volontà dello stesso festeggiato, che è tornato a battere su alcuni tasti già toccati con frequenza in questa ultima parte del suo mandato. La necessità di una “sovranità europea” e di una capacità fiscale centrale dell’Unione che sia adeguata dal punto di vista delle dimensioni e della progettazione, oltre all’appello ad allineare le politiche fiscali a quelle monetarie, in modo che queste possano dispiegare i propri effetti “più in fretta e con meno effetti collaterali negativi”.

Se il pensiero di Draghi su questi temi era già noto, la cerimonia di Francoforte ha dato modo ai rappresentanti del mondo politico presenti di mostrarsi allineati al messaggio. “Sta ora a noi, capi di Stato e di governo portare avanti il celebre ‘whatever it takes'”, ha sintetizzato il presidente francese, affidando ai leader dei paesi dell’euro il ruolo di “guardiani” dell’eredità del presidente uscente. La cancelliera tedesca, dal canto suo, ha rimarcato la necessità di difendere l’indipendenza della Banca centrale europea: un elemento che si è rivelato cruciale ai tempi della crisi finanziaria globale. Da Mattarella, infine, è giunto un invito all’integrazione: “La protezione della sovranità dei paesi europei – ha affermato il presidente della Repubblica – risiede nell’Unione europea”.

di Marco Valsecchi

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