Calcio, Cristiano Ronaldo scuote il Manchester United: non sono qui per arrivare sesto

"Non sono al Manchester United per lottare per il sesto o settimo posto". Cristiano Ronaldo scuote l'ambiente dei Red Devils in un'intervista all'emittente britannica Sky Sports"

LAPRESSE / AFP

ROMA – “Non sono al Manchester United per lottare per il sesto o settimo posto”. Cristiano Ronaldo scuote l’ambiente dei Red Devils in un’intervista all’emittente britannica Sky Sports. Il club dell’Old Trafford sta vivendo un momento di transizione dopo l’esonero di Ole Gunnar Solskjaer e la decisione di affidare la panchina ad interim a Ralf Rangnick. La squadra è settima nella classifica della Premier League a -22 dalla capolista, i cugini del City.

A chi gli domanda se una rimonta sia possibile senza un cambio di mentalità, CR7 risponde: “Impossibile. E io penso che questo sia il punto principale. Non accetto che la nostra mentalità sia inferiore a quella di chi vuole essere tra i primi tre in Premier League. Penso che per costruire cose buone, a volte devi distruggere qualcosa. Quindi perché no: nuovo anno, nuova vita e spero che il Manchester possa essere al livello delle aspettative dei tifosi, che se lo meritano”, dice il fuoriclasse portoghese.

“Siamo in grado di cambiare le cose ora -evidenzia Ronaldo-. Conosco la strada ma non la dirò qui perché non credo che sia eticamente corretto da parte mia. Quello che posso dire è che possiamo fare di meglio, tutti noi. Il Manchester merita cose importanti. Non voglio essere qui per il sesto o il settimo posto, nemmeno per il quinto. Sono qui per cercare di vincere e combattere. Stiamo lottando ma non siamo ancora al nostro livello migliore. Però abbiamo ancora molta strada da fare per migliorare e credo che se cambieremo mentalità potremo ottenere grandi cose”.

Per vedere i risultati del lavoro di Rangnick, anche secondo Ronaldo, serve pazienza: “Da quando è arrivato cinque settimane fa ha cambiato molte cose. Ci vuole tempo, ma credo che farà un buon lavoro. Non è così facile cambiare la mentalità dei giocatori e il modo in cui giocano, la cultura, il sistema. Ma penso che farà un buon lavoro”.

(LaPresse)

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