Caso Grillo junior: la Procura gli sequestra il cellulare e perquisisce la villa del ‘padre’ del M5S. Sgarbi: “L’elevato Beppe ha imposto l’intesa col Pd che controlla i giudici”

L'accusa nei confronti del figlio del comico e 'padre' del M5S è di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ventenne

Beppe Grillo
Beppe Grillo

Proseguono le indagini a carico di Ciro Grillo: la Procura gli sequestra il cellulare in carca di nuovi indizi.

L’accusa

Ciro Grillo, il 19enne figlio del comico e ‘padre’ del M5S Beppe, è accusato di violenza sessuale di gruppo a danno di una giovane modella ventenne, violenza che sarebbe stata perpetrata nella villa di Marina di Bibbona, di proprietà del fondatore del Movimento 5 Stelle e dove avvengono anche le riunioni del direttorio pentastellato. A tal proposito la Procura ha provveduto a sequestrargli il cellulare in cerca di indizi relativi al presunto stupro di gruppo. Sull’iPhone, infatti, potrebbe esserci il video dell’abuso commesso.

I complici

Tutti giovani tra i 18 e i 20 anni, si tratta di Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria. Verrà ascoltata dalla Procura di Porto Cervo Tempio Pausania anche l’amica della ragazza che ha denunciato l’abuso  che risale a metà luglio scorso e sarebbe avvenuto dopo una serata al locale Billionaire.

Le indagini

La giovane è stata identificata dai carabinieri durante le indagini. Il provvedimento della magistratura pare sia stato eseguito quando il ragazzo era ancora in vacanza in Versilia. Il blitz dei militari risale al 29 agosto e sui dispositivi il procuratore di Tempio, Gregorio Capasso, ha già disposto una consulenza tecnica, alla ricerca di video, foto e messaggi che possano essere utili alle indagini.

“L’inchiesta è secretata – dice Gregorio Capasso – posso solo affermare che daremo una forte accelerata alle indagini per arrivare il prima possibile alle conclusioni, nel rispetto e a tutela della presunta vittima e degli indagati” che hanno negato ogni accusa affermando che la ragazza è stata consenziente.

Le accuse di Sgarbi

Sulla questione relativa all’accusa di stupro nei confronti del figlio di Beppe Grillo è intervenuto anche Vittorio Sgarbi. Nel corso del dibattito alla Camera sulla fiducia chiesta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, Sgarbi si è così pronunciato: “Quando Piero Piccioni fu accusato del delitto Montesi, il padre, il ministro Attilio Piccioni, si dimise. Quando invece il figlio dell’elevato Beppe Grillo è stato accusato di stupro, Grillo ha fatto Di Maio ministro degli Esteri, cercando la copertura del Pd che controlla i giudici, come si è visto bene con il caso Palamara. E ha aggiunto: “Beppe Grillo si è agitato come un ossesso per fare un governo amico con il nemico Renzi. E’ arrivato a rinnegare il suo Movimento, sostenuto dai parlamentari terrorizzati di perdere il seggio. Non c’è alcun rispetto per gli elettori ma su di loro pesa come un macigno la riflessione di Paolo Borsellino ‘La rivoluzione si fa nelle piazze con il popolo ma il cambiamento si fa con il voto nelle cabine elettorali'”.

L’inchiesta svelata in ritardo per consentire l’inciucio M5S-Pd

A far sospettare, poi, che qualcosa non sia andato per il verso giusto in questa inchiesta sono i tempi. Lo stupro, infatti, sarebbe avvenuto il 16 luglio e dieci giorni dopo la vittima ha denunciato tutto alle forze dell’ordine. Dal 26 luglio però nulla è trapelato: la notizia dell’inchiesta è giunta solo il 6 settembre. Quando ormai l’inciucio M5S-Pd era cosa fatta. Una grave accusa come quella di stupro nei confronti del figlio di Beppe Grillo avrebbe potuto bloccare ogni tentativo di intesa. Così la pensano molti che evidenziano questa strana lungaggine per rendere di dominio pubblico l’inchiesta. E’ trascorso tutto il mese di agosto, quello che è servito al M5S di Grillo per trovare l’intesa con il Pd che, come affermato da Sgarbi, “controlla i giudici”.


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