Caso Open, Renzi passa al contrattacco: “C’è stata una violazione d’ufficio”. E’ scontro aperto con la magistratura

Il fiorentino: dalla procura c'è stata un'invasione di campo

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 12-12-2019 Roma Politica Senato - Dibattito sul finanziamento della politica Nella foto Matteo Renzi Photo Roberto Monaldo / LaPresse 12-12-2019 Rome (Italy) Senate - Debate on the financing of the policy In the pic Matteo Renzi

ROMA – Sul caso Open c’è stata una “violazione del segreto d’ufficio“. Lo ha detto il numero uno di Italia Viva Matteo Renzi, intervenendo in Senato nel dibattito sul finanziamento ai partiti. 

Caso Open l’attacco di Renzi in Senato e la citazione di Moro

Nella vicenda legata alla Fondazione Open, secondo il fiorentino, c’è stata “una violazione sistematica del segreto d’ufficio sulle vicende personali del sottoscritto. Io dico ‘male non fare e paura non avere‘”.

“Questo dibattito – ha proseguito il senatore – affronta la grande questione della democrazia liberale oggi e parte dal principio di separazione dei poteri“.

A questo punto, Renzi arriva addirittura a citare Aldo Moro. “Nel 1977 il presidente Aldo Moro alla Camera utilizzò parole notevoli nei confronti di altre forze politiche e di chi voleva processare nelle piazze il suo partito. ‘Non ci lasceremo processare nelle piazze“.

“La magistratura pretende di decidere cosa è partito e cosa no”

Qui non si parla di dazioni di denaro nascoste o illecite, ma di contributi regolarmente registrati e bonificati e come tali tracciabili, trasparenti. Il punto che io reputo invasione di campo è che la magistratura ha deciso non cosa è finanziamento illecito ma pretende di decidere cosa è partito e cosa no“.

Parole che ricordano il Berluscon pensiero quando venne coinvolto nelle prime inchieste giudiziarie dopo la sua ‘scesa’ in politica. Mediaticamente il fiorentino cerca di spostare l’attenzione sugli aspetti relativi all’informazione, ai rapporti tra stampa e magistratura evitando di affrontare l’oggetto dell’indagine sulla fondazione.

“La violazione del segreto d’ufficio – ha aggiunto l’ex premier – non può essere derubricata a un reato minore, perché si dà per scontato che la privacy per un politico non esiste. Ci sono doverose regole di trasparenza ed è sacrosanto che presentiamo tutti i dati della nostra attività“. E poi l’affondo: “Dalla magistratura c’è stata un’invasione di campo. Perché quell’intervento è finalizzato a descrivere come criminale non già il comportamento dei singoli, ma qualsiasi finanziamento privato fatto attraverso le forme regolare e lecite previste dalla legge sulla fondazione“.

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