Clan dei Casalesi, Schiavone accusa un funzionario infedele

Le dichiarazioni del pentito raccolte dalla Dda di Napoli

CASAL DI PRINCIPE – Erano, per Nicola Schiavone, la testa di ponte che permetteva al clan di “prendere lavori” anche a Sant’Arpino. E’ uno dei ruoli criminali che, secondo il pentito, avrebbero avuto i fratelli Giuseppe e Giovanni Mastrominico. E nel Comune atellano, ha dichiarato il figlio di Sandokan, si erano aggiudicati appalti “dove era possibile procedere con il sistema della preventiva apertura delle buste grazie alla complicità del funzionario comunale”.  Tale circostanza è stata riferita dal boss, pentito dal luglio del 2018, nel gennaio del 2019 al pm Antonello Ardituro.

I lavori in territorio atellano

“Sant’Arpino – ha aggiunto Schiavone – non era prettamente nella nostra zona in quanto di competenza dei gruppi di Sant’Antimo ed in particolare noi avevamo rapporto con i Verde, che erano stati da mio padre indicati come capi-zona di quel paese. Anche con riferimento ai lavori acquisiti a Sant’Arpino, i Mastrominico godevano della nostra copertura e potevano spendere il nostro nome”.

Gli imprenditori sono stati identificati dal pentito come inizialmente vicini ad Antonio Iovine. Ma quando si scontrarono con gli interessi economici di Michele Zagaria si sarebbero allontanati da ‘o ninno, perché, ha riferito Schiavone, “non si sentirono tutelati”.

Lo scontro con Zagaria

Al centro della vicenda che sancì il distanziamento dal sanciprianese, l’edificazione di una piazzala che avrebbe dovuto accogliere i rifiuti durante l’emergenza.

I Mastrominico sarebbero stati intenzionati a svolgere direttamente i lavori, mentre Michele Zagaria “pretendeva di gestire lui la cosa” assicurando la fornitura del calcestruzzo “alla Cls di Nicola Palladino”. A sbrogliare la matassa sarebbe stato proprio Schiavone: “Feci pervenire a Zagaria, tramite Massimiliano Caterino, che i lavori dovevano farli i Mastrominico, visto che tra l’altro si trattava di operare su un loro terreno”. Le dichiarazioni rese da Nicola Schiavone sono confluite nel processo d’Appello a carico dei Mastrominico, accusati di concorso esterno e già condannati in primo grado. A processo c’è anche Enrico Fabozzi, ex sindaco di Villa Literno. Nel collegio difensivo gli avvocati Francesco Picca, Vittorio Giaquinto e Mario Griffo.


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