Consiglio dei Ministri all’insegna dei malumori tra Lega e 5 Stelle

Mediazioni in corso sul Salva Roma per mantenere in vita il governo

ROMA – Consiglio dei Ministri all’insegna delle tensioni. Domani Lega e Movimento 5 Stelle discuteranno del decreto crescita e si confronteranno sul provvedimento, pomo della discordia Salva Roma. Ore di mediazione per scongiurare la crisi di governo.

Le tensioni

I gialloverdi fanno fatica ad abbassare i toni. Il botta e risposta che ha visto i vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini puntarsi l’indice e recriminare, il primo chiedendo le dimissioni del sottosegretario Armando Siri coinvolto coinvolto in una delicata inchiesta giudiziaria, il secondo chiedere le dimissioni del sindaco pentastellato di Roma Virginia Raggi per manifesta incapacità, ha creato fratture difficilmente sanabili.

Consiglio dei Ministri

Di Maio, Salvini e il premier Conte domani siederanno allo stesso tavolo in un Consiglio dei Ministri che non si prospetta semplice. Mediazioni in corso sul provvedimento, contenuto nel decreto crescita, Salva Roma che vede la Lega indisponibile all’approvazione a meno che non si decida di estendere il provvedimento ad altri Comuni.

Appello al buonsenso

Lo lancia Salvini chiedendo di evitare che gli interessi di parte prevalgano su quelli del governo gialloverde. “Non ho intenzione di tornare al passato o di tornare al voto”, dice il vicepremier gettando acqua sul fuoco e rassicurando rispetto all’intenione di procedere con i 5 Stelle per altri quattro anni. In accordo, almeno su questo, anche i 5 Stelle. “Anche solo parlare di crisi è da irresponsabili – sostiene il grillino Manlio Di Stefano – il Paese ha bisogno di un governo che lavori e vada avanti”.

Richiesta di chiarimenti da Forza Italia

Ad avanzarla è la presidente dei Senatori di Fi Anna Maria Bernini in merito al Salva Roma. “Lo Stato non si accollerà solo il debito di Roma – sostiene – ma anche di altri comuni in difficoltà, e se così sarà il governo dovrà spiegare bene agli italiani con quali criteri intende procedere. Dopo il reddito di cittadinanza, insomma, arriva il reddito di città. ‘E io pago’, imprecava Totò”.

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