Crolla il ponte Morandi, decine di vittime. Ci sono feriti e dispersi. La storia del viadotto e il camionista miracolato. Autostrade sotto accusa

Quattro le persone che sono state estratte vive dalle macerie. Alcuni piloni del ponte Morandi si sono abbattuti sulla sede di una municipale di Genova. Le strutture franate hanno sfiorato pure i capannoni di Ansaldo Energia

Foto Marco Alpozzi/LaPresse

GENOVA – Duecento metri del ponte Morandi non ci sono più. Il tratto dell’A10 che attraversa la zona di Sampierdarena è crollato. Le auto franate con il viadotto sono circa 30. Dieci, invece, i mezzi pesanti.

Il numero delle vittime destinato a salire

Tragico il bilancio: almeno 35 i morti (26 quelli accertati) e 16 feriti. Diversi i dispersi. In realtà sono ventidue per ora le salme arrivate in ospedale, 17 quelle già identificate. Ma il numero purtroppo è destinato ad aumentare. Quattro le persone che sono state estratte vive dalle macerie.

I soccorritori scavano a mani nude in condizioni difficili. Tra pioggia e il pericolo delle fughe di gas stanno cercando sopravvissuti e cadaveri.

Al momento l’ipotesi più accreditata sulle cause del crollo è quella del cedimento strutturale. La Procura ha aperto un fascicolo di indagine per omicidio plurimo e disastro colposo.

Il camionista miracolato

In mattinata il nubifragio che si è abbattuto sulla città. Poi alle 11 e 47 il crollo del tratto del ponte che sovrasta la Val Polcevera. Alcuni, prima della frana, avrebbero visto un fulmine colpire la struttura. Scene da guerra e panico tra chi ha assistito alla tragedia. Un camionista ‘miracolato’ è precipitato giù con il suo camion. “Non ricordo molto – ha detto l’autista. – So che è un miracolo. Ho solo una spalla slogata”.

Alcuni piloni del ponte Morandi si sono abbattuti sulla sede dell’Amiu, una municipale di Genova. Le strutture franate hanno sfiorato pure i capannoni di Ansaldo Energia, probabilmente il centro industriale più grandi della zona, e una palazzina.

Danni enormi, un numero di vittime destinato sciaguratamente a crescere. Le cifre, però, se a crollare fosse stato un altro tratto autostradale, sarebbero potuto essere diverse, molto più alte. Fortunatamente la pioggia di cemento si è abbattuto su via Walter Fillak, una zona sostanzialmente disabitata

I soccorsi

Sul posto sono state dirottate tutte le ambulanze disponibili della zona. A supportare Genova ci sono anche gli aiuti di Lombardia e Piemonte. In azione anche le unità  cinofile e Usar, gli esperti di ricerca e soccorso tra le macerie urbane.

Gli interventi di Toninelli e Salvini
Foto Marco Alpozzi/LaPresse

“E’ un’immane tragedia che non doveva capitare. La Procura accerterà le colpe – ha dichiarato Danilo Toninelli. Se ci saranno responsabili devono pagare fino alla fine. E’ inaccettabile. Noi ci costituiremo parte civile nel processo che ci sarà”. Il ministro delle Infrastrutture ha chiarito che la manutenzione “a qualsiasi livello compete ad Autostrade, mentre ai tecnici del dicastero spetta seguire gli interventi straordinari”.

Autostrade per l’Italia si è difesa sostenendo che ha effettuato le dovute ispezioni nel corso delle quali non erano stati ravvisati problemi

Più controlli e lavori per mettere in sicurezza le strade e ponti. Ma Matteo Salvini ha puntato il dito contro i vincoli europei che impediscono all’Italia di utilizzare fondi per eseguire gli interventi necessari. “Se i vincoli esterni ci impediscono di spendere per avere strade e scuole sicure, allora – ha detto il vicepremier – metto davvero in discussione se sia logico seguire queste regole. Non ci può essere alcun compromesso tra le regole fiscali e la sicurezza degli italiani”.

Foto Marco Alpozzi/LaPresse
La storia del ponte

Costruito tra il 1963 e il 1967 ha preso il nome del suo costruttore, Riccardo Morandi. Ma i liguri lo chiamavano ‘il ponte di Brooklyn’ per una presunta somiglianza con quello americano. Affinità visive a parte, hanno dimostrato una stabilità diversa. E’ lungo più di mille metri (1182mila) ed è sospeso 45 metri dal terreno. In alcuni tratti i piloni toccano quota 90.

Autostrada per l’Italia nel 2009 aveva valutato la sua demolizione. A spingere l’azienda verso questa decisione era stato uno studio commissionato alla società di ingegneria Spea: l’obiettivo era sostituirlo con la variante Gronda Bassa.

L’operazione, però, non fu considerata fattibile. Troppi rischi nelle attività di smantellamento. E il ponte Morandi, inoltre, rappresentava uno snodo importante, trafficato, forse l’unico che collegava il Belpaese con il ponente.

Nel 2016 è stato oggetto anche di un’interrogazione parlamentare da parte del senatore Maurizio Rossi. Il politico ligure spiegò al palazzo Madama che la struttura era stato oggetto di una preoccupante cedimento rendendo necessaria una manutenzione straordinaria. Bisognava valutarne la chiusura. Grida non raccolte. E ieri mattina la tragedia.

 

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