Dadà racconta le emozioni di ‘Mammarella’

Dadà nel videoclip del brano
Dadà nel videoclip del brano "Tir Tir"

Con la sua voce unica e la passione travolgente, Dadà si è fatta strada nel mondo della musica dopo aver lasciato un’impronta indelebile nel talent show XFactor edizione 2022, nel roster di Fedez. Originaria di Napoli, Gaia Eleonora Cipollari ha conquistato il pubblico con la sua presenza magnetica e la sua autenticità. A soli 28 anni, si è rivelata una cantautrice poliedrica, regalando emozioni attraverso le sue canzoni. Con grande dedizione e amore per la sua città natale, Dadà si è impegnata a pubblicare un brano del suo primo EP intitolato “Mammarella” ogni venerdì, dal 30 giugno al 4 agosto. Questo EP racchiude sei canzoni, scritte in periodi diversi della sua vita, offrendo un’intima e coinvolgente prospettiva sul suo percorso personale.

Cosa ti ha spinto a includere elementi della tradizione napoletana nelle tue canzoni?

«Sono partita dalla lingua napoletana, che credo essere un po’ come i canti giapponesi. Ha dietro già tanta cultura. Quindi si finisce per inciampare negli elementi napoletani, ci sono parole che rappresentano immagini ben precise che ad esempio in altre lingue non ci sono. Credo che il suono delle parole napoletane esprima al meglio la mia emotività. Poi spontaneamente mi sono trovata coinvolta in quella che è la nostra cultura, perché la lingua se la porta dietro».

Tra i brani del tuo nuovo EP “Mammarella”, c’è uno in particolare a cui sei legata e perché?

«Un po’ a tutti. Sicuramente quello a cui sono più legata è un brano che ho scritto a 17 anni, ma non anticipo nulla perché uscirà più avanti. Ha comunque una storia che si scoprirà una volta ascoltata la canzone. Tutti i brani dell’EP fanno parte di diversi momenti del mio percorso, li ho voluti raccontare a tappe perchè credo che ogni cosa abbia il suo tempo. Questa è la settimana della sirena ed è uscito un altro brano a cui tengo molto dal titolo “Tir Tir”. Per me è stato difficile rappresentare la sirena in maniera diversa da quelle mediterranee e da un immaginario tipicamente napoletano. L’ho rappresentata diversa perché anche io mi sono sentita così. Ad esempio, inizialmente mi preoccupavo di non avere i capelli mori, poi ho scoperto in me una parte che non è tipica partenopea».

Dunque rappresenta un po’ il tuo alter ego?

«Sì. La mia Partenope è una Partenope molto umana intrappolata in una rete. Il brano parla di pescatori che tirano la rete, c’è una varietà di pesci e tra questi c’è anche la sirena, che non è proprio la protagonista ma la canzone si concentra su di lei. La sento legata alla mia estetica, per questo non ho voluto utilizzare l’immaginario di Partenope. Volevo far sì che Partenope entrasse in casa mia e non viceversa. Io, anzi, noi napoletani dobbiamo legarci a simboli ed elementi ma credo sia fondamentale fare in modo che siano loro a venire da noi e non noi da loro».

C’è un luogo speciale in cui ti senti particolarmente ispirata quando crei nuova musica?

«Credo la mia stanza. Adesso che vivo a Milano ho ricordi di quando cominciavo a far tutto e la mia stanza all’epoca mi sembrava grande, soprattutto quando mi mettevo a comporre. Ora che ho visto tanti luoghi mi rendo conto che quella stanza è piccolissima, ma è ancora il mio posto. Poi il mare, e spiegherò il perché nel mio EP».

C’è un consiglio prezioso che hai ricevuto durante la tua esperienza a XFactor e che vorresti condividere con altri giovani appassionati di musica?

«All’interno del programma no. In quel periodo però un consiglio prezioso l’ho ricevuto dal mio manager, cioè quello di mettere la vera me stessa al primo posto e non avere paura di non combaciare col mondo esterno, e credo sia il consiglio più utile».

Hai già collaborato con altri artisti?

«No, al momento i featuring non mi interessano più di tanto, prima di mescolarsi con gli altri c’è bisogno di camminare con le proprie gambe. Mi piacerebbe collaborare con qualcuno, ma più in là».

C’è un cantante o una cantante in particolare con cui sogni di collaborare in futuro?

«Il mio sogno nel cassetto è quello di collaborare con Róisín Murphy, la cantante dei Moloko».

Se dovessi trasmettere un messaggio universale attraverso la tua musica, quale sarebbe?

«Il pubblico mi dice sempre che nelle mie canzoni ci sono messaggi di libertà e di identità, e in effetti sono quelli che voglio trasmettere. Voglio invogliare gli altri a cercare se stessi. Non esiste una versione definitiva di se stessi e bisogna avere il coraggio di cambiare. Come un bocciolo diventa un fiore, credo che anche per noi sia importante avere la forza di affrontare i cicli che ci trasformano, sia artisticamente che personalmente. L’identità come possibilità di conoscersi anche in uno specchio che cambia di continuo, che si evolve. Se un giorno dovessi capire che somiglio troppo a me stessa vuol dire che devo evolvere. Serve un compromesso tra la somiglianza e la ricerca».

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