Gentiloni: “Ci sono 1.800 miliardi, diamoli alle imprese”

Le parole del commissario Ue per gli Affari economici

Tiberio Barchielli/LaPresse in foto Paolo Gentiloni

MILANO – Alla fine dell’emergenza coronavirus servirà un Piano di rinascita europeo. Ne è convinto l’ex premier Paolo Gentiloni, ora commissario Ue per gli Affari economici, che in un’intervista alla Stampa spiega: “Si deve cominciare col coordinare meglio la lotta al virus e le strategie sanitarie per i prossimi mesi. Occorre ragionare su basi scientifiche e coordinare l’offensiva a livello europeo. È inutile affidarsi a valutazioni contingenti di natura politica o economica, e sarebbe pericoloso immaginare di uscire dalla pandemia in ordine sparso. Dobbiamo partire dalla consapevolezza che non siamo di fronte a una replica della crisi finanziaria di dieci anni fa – spiega -. Il mondo dopo questa pandemia sarà diverso, certamente con una maggiore presenza pubblica nell’economia e più attenzione alla protezione del lavoro e della salute”.

Ora, sottolinea, “abbiamo quattro priorità. Ragionare sul dopo di una emergenza sanitaria che durerà almeno sino a quando avremo un vaccino; proteggere il lavoro attraverso meccanismi europei; tutelare il tessuto produttivo, sostenendo ogni impresa, grande o piccola che sia, e così la competitività del sistema; avanzare nella correzione del nostro modello in modo sostenibile. Se gli obiettivi orizzontali sono chiari – e credo che non si possa non condividerli a livello europeo – gli Stati sapranno impegnarsi, consapevoli che occorrono politiche comuni per evitare che la crisi della pandemia aumenti la divergenza economica tra i Paesi”.

Concretamente, spiega Gentiloni, “oltre a circa 270 miliardi di spese, i Paesi dell’Unione hanno stanziato 1800 miliardi di sostegno alla liquidità, sono il 14% del Pil dell’Eurozona. Sono misure di garanzia di liquidità per le imprese e per il rinvio delle imposte. Adesso devono arrivare a terra, impedire che le banche siano reticenti a fornire il credito. È la giusta via. Sono fiducioso che succederà in misura maggiore rispetto a quanto avvenuto sinora, anche in Italia”.

(LaPresse)

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