Il Carro di Tespi

Acrobatico l’intervento di Matteo Renzi che, pur contestando al governo il fallimento della impostazione populista e sovranista, nonché le politiche disumane sui migranti e quelle sulla sicurezza, ha lasciato una porta aperta ai quei 5 Stelle

Vincenzo D'Anna, ex parlamentare

Credo siano stati molti gli italiani che hanno seguito i lavori parlamentari, ieri pomeriggio, ascoltando gli interventi in Senato del premier Conte, di Salvini (Lega), di Renzi (Pd) e quello del senatore Morra (M5S) presidente della Commissione antimafia. Quest’ultimo, per la verità, è andato completamente fuori tema e, più che dalla crisi di governo dichiarata, si è premurato di fare sfoggio di una serie di illazioni sulla dubbia volontà del ministro Salvini di voler affrontare seriamente la lotta alle mafie.

Un artifizio oratorio messo in atto dai grillini per non assumere posizioni ufficiali e scomode al tempo stesso, lasciandosi le mani libere per ogni evenienza. Finiti i tempi della trasparenza assoluta e della trasmissione in streaming di tutte le riunioni, lo stato maggiore dei pentastellati si è riunito a casa di Beppe Grillo. A porte chiuse e bocche pressoché cucite, lasciando però intendere che (Renzi a parte) col Pd si sarebbe potuto discutere di una futura intesa governativa, ovvero l’ennesima capriola politica. Ma veniamo ai protagonisti principali della scadente commedia che è andata in onda ieri nell’Aula del Senato: Conte, con accanto seduto l’imperturbabile Salvini, ha rivendicato per sé gli

Improbabili successi del governo gialloverde, rinfacciando al suo (ex?) Ministro dell’Interno le colpe e le inadempienze politiche, ivi compresa la maliziosa abitudine di quest’ultimo di esibire un Rosario ed invocare la protezione della Madonna sul popolo italiano. Insomma raramente il discorso dell’inquilino di Palazzo Chigi ha toccato i veri punti nevralgici e le cause della crisi di Governo. Salvini, dal conto proprio, ha ribadito le cose già risapute e che sostanzialmente consistono nell’andare subito al voto per incassare la mole di consensi elettorali che le previsioni dei sondaggi gli attribuiscono. Acrobatico l’intervento di Matteo Renzi che, pur contestando al governo il fallimento della impostazione populista e sovranista, nonché le politiche disumane sui migranti e quelle sulla sicurezza, ha lasciato una porta aperta ai quei 5 Stelle ai quali ha solo sommessamente ricordato le ingiurie e le accuse che pure gli erano state rivolte da quelle stesse file. Troppo poco per essere vero!! Adesso, ha affermato Renzi, non senza un pizzico di ipocrisia e di cinismo, bisogna salvare la legge di Bilancio, evitare che l’IVA aumenti e risparmiare agli italiani la “gestione provvisoria”. Diciamocela tutta: poche volte nell’Aula di Palazzo Madama, dibattito è stato così di basso profilo, poche volte le cose non dette oppure sussurrate, hanno superato quelle chiare e nette di chi ha da assumere una posizione innanzi al popolo italiano.

Le legge elettorale proporzionale, anche se si andasse alle elezioni anticipate, promette una nuova frammentazione in Parlamento con ipotesi di governi raccogliticci fatti tra forze politiche che si sono dichiarate antagoniste in campagna elettorale. Da questa verità scaturisce una spiegazione dei comportamenti in Aula, delle reticenze e delle mezze misure assunte dai gruppi parlamentari. Sia per il governo da farsi, sia per quello del divenire dopo le elezioni, ognuno ha ritenuto di doversi tenere le mani libere per fare e giustificare tutto ed il suo contrario. E tuttavia anche la grande stampa tiene il sacco della furbizia a questi partiti, evitando di spiegare che la crisi è di sistema e non se ne esce senza una nuova legge elettorale di stampo maggioritario che conferisca agli elettori la possibilità di poter scegliere e vincolare la maggioranza di governo. Da più parti, giornalisti, sociologi, politologi, filosofi, commentatori televisivi ci informano che nell’era dei social la cultura ha ceduto il passo alla superficialità del pensiero ed il civile confronto di idee al turpiloquio aggressivo e senza senso.

Eppure basterebbe mettere in chiaro le cose che questi politici oggi hanno taciuto, ovvero che sono pronti a fare del voto chiesto ed ottenuto dagli elettori l’uso che a loro fa più comodo, alla faccia della democrazia rappresentativa. Nell’antica Grecia Tespi d’Icaria, attore e iniziatore del genere tragico, girava con un Carro per tutta l’Ellade per rappresentare le commedie tragiche. Il Fascismo rilanciò questa moda in Italia, durante il ventennio, con il teatro ambulante. Oggi in Senato si è rinnovata ancora una volta quella tradizione.

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