In una Napoli sonnolenta e quasi disinteressata, tranne per rare e nobili iniziative, il jazz sta trovando ormai da qualche anno asilo, durante i mesi invernali, soprattutto in provincia.
Diversi sono i club attivi in questo senso, oggi focalizziamo la nostra attenzione sul Birrificio Artigianale Màgifra Gourmeat di Vitulazio, che Venerdì 29 novembre, ospiterà il trio del chitarrista Mimmo Lanngella, affiancato da Tommy De Paola all’organo e Pasquale De Paola alla batteria.
Mimmo Langella, musicista e compositore napoletano attivo da circa trent’anni nell’ambito della musica Jazz-funk, ha pubblicato sei album da solista. “H A V E N”, l’ultimo in ordine di tempo uscito nel 2024 per l’etichetta romana GBMUSIC, prosegue il cammino musicale cominciato ventidue anni fa con “The Other Side”, l’album d’esordio.
Dal vivo Langella propone il meglio del suo repertorio insieme ad alcuni classici del Soul Jazz con un organico essenziale per un viaggio musicale senza barriere di generi e linguaggi.
In occasione del suo concerto di domani sera, ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda
Che tipo di repertorio proponete?
Con questa lineup suoniamo sia brani originali, tratti essenzialmente da Soul Town (Smoothnotes, 2012), un mio disco basato su queste sonorità registrato proprio con i fratelli De Paola, sia alcuni classici del Soul Jazz.
Una formazione senza basso, pregi e difficoltà.
Nessuna difficoltà particolare, il ruolo del basso è coperto dall’organista, è una consuetudine nelle formazioni che includono l’organo. Il pregio è quello di riuscire a ottenere un sound pieno e consistente con un organico composto da soli tre elementi.
Come hai scelto i tuoi compagni di viaggio?
Sono musicisti che stimo tanto, persone semplici con le quali è facile lavorare. Sai? È difficile trovare musicisti così in giro! Pasquale De Paola, il batterista, ha registrato in tutti i miei dischi, è il mio alter ego; Tommy, il fratello maggiore di Pasquale, suona tutto benissimo: pianoforte, tastiere, organo, clavicembalo, musica jazz-fusion, musica pop, fa schifo!!! Ahahahahahah…
Quali le difficoltà di proporre jazz e musica improvvisata?
Le difficoltà sono da sempre le stesse, quella di avere pochi locali che propongono questo tipo di musica, quella di trovare appassionati a cui piace una musica in cui non ci sono trucchi, né autotune, ma c’è solo la voglia di suonare e mettersi in gioco per dare al pubblico qualcosa di diverso ogni sera. A queste difficoltà generali, personalmente si aggiunge anche quella di non proporre jazz acustico, e spesso i direttori artistici sono un po’ conservatori!
La tua esperienza come insegnante?
L’insegnamento secondo me è una vocazione. Insegno musica da oltre quarant’anni e da alcuni anni anche al conservatorio di Salerno. Oggi i ragazzi sembrano avere meno tempo e, per diventare dei buoni musicisti, oltre a un minimo di talento di base, c’è bisogno di tanto lavoro, ore e ore di studio, dedizione, sembra che ci siano meno persone disposte a fare sacrifici. Ma la parola chiave è passione, se ce l’hai, non fai alcuna fatica! A volte sembra che gli studenti siano più interessati al “pezzo di carta” che a imparare e lavorare sodo per diventare musicisti migliori.