Il teatro di Agostino Chiummariello

IL CALICE D’ARTE

L’attore partenopeo è Gennaro nella fiction RAI

Artista versatile, sensibile ai temi sociali, con tanta esperienza alle spalle, Agostino Chiummariello è il nuovo ospite della nostra rubrica “Il calice d’Arte”.

Teatro, cinema, televisione e radio, insieme a una formazione importante, fanno di Chiummariello un attore completo e un insegnante che sa ben trasmettere la sua passione con amore, dedizione ed estrema competenza.

Agostino Chiummariello
Agostino Chiummariello

E’ da poco terminata la seconda stagione della fortunata fiction RAI “Mare fuori”, incentrata sulle vicende di un gruppo di ragazzi rinchiusi nell’Istituto di Pena Minorile (IPM) di Napoli, dove chiaro è il riferimento al Carcere di Nisida.

Chiummariello entra fin da subito nei cuori dei telespettatori interpretando Gennaro, veterano agente penitenziario, che, col suo approccio paterno e la sua esperienza, sa tenere testa agli atteggiamenti dei ragazzi e al difficile ambiente lavorativo.

Nel corso degli anni Chiummariello ha realmente lavorato all’IPM di Napoli insegnando Teatro, e riuscendo a stabilire un rapporto speciale con i suoi allievi, in uno scambio sinergico profondo che ha arricchito tanto lo stesso artista.

L’intervista ad Agostino Chiummariello

Nella sua vita ha lavorato tanto coi ragazzi, sia come docente che davanti alle telecamere, e penso che questo possa aprire la mente e far riflettere tanto; quanto è stato importante per lei e cosa le ha principalmente insegnato.

Nella mia lunga carriera ho avuto modo di lavorare con tanti giovani siano essicolleghi che come “Formattore” nei mie vari laboratori sia nelle scuole pubbliche che come insegnante di recitazione nelle scuole di Teatro. Mi è sempre piaciuto lavorare coi giovani perchè ancora privi di sovrastrutture e affamati di voler imparare l’arte più antica nell’uomo: il raccontare raccontandosi. Non ho mai insegnato, non si può insegnare ad essere attore – anzi un giocoliere delle parole e un acrobata del proprio corpo – ma trasmettere si la tecnica ma soprattutto il metodo per andare a scavare nelle coscienze degli altri e della propria. Ho imparato tanto dai giovani, colleghi e non; si impara tanto da chi fa parte del tuo momento storico, ma visto con gli occhi che tu per età non vedi. Sono stato anche io un giovane attore ma ho sempre avuto rispetto e soprattutto fame di conoscenza da chi aveva più esperienza di me come artista e come uomo. Per questo nella mia carriera ho cercato di fare quante più esperienze possibili non soffermandomi solo edunicamente al lavoro come attore ma lavorando anche nel sociale: le carceri, laboratori nelle scuole di periferia oppure nelle strutture dove potevo portare la mia arte a persone disagiate.

Cosa pensa del periodo storico-culturale che stiamo vivendo e crede che l’Arte possa ancora essere fonte di salvezza e speranza?

Il periodo storico che stiamo vivendo, la pandemia, ci ha allontanato molto dai nostri progetti e costretti a vivere giorno dopo giorno. Ma il tempo che ci ha tenuti fermi ci ha permesso di studiare e soprattutto di poterci guardare dentro. Tutto è cambiato, tutto ci ha reso inermi di fronte a qualcosa di ignoto che ci è piovuto sulle spalle così d’improvviso. Siamo cambiati, siamo diventati più vulnerabili, più trasparenti. Forse meno sognatori e più concreti. Non abbiamo vissuto la guerra che hanno vissuto i nostri genitori parlo della mia genarazione, e ho capito cosa significa la paura e l’ignoto del futuro. Spero che questo sia servito di lezione soprattutto nei giovani, capire cosa significa isolamento, mancanza di libertà forzata e che forse ci renderà migliori negli anni futuri.

Agostino Chiummariello
Agostino Chiummariello

Come pensa sia cambiato l’approccio al Teatro dei più giovani, se è cambiato, e quanta importanza lei dà al WEB dal punto di vista didattico.

Ho fatto lezione tramite Web nel periodo di pandemia ai miei allievi, ho trovato grosse difficoltà. La lontananza ho provato, in un lavoro come il mio che ha bisogno del contatto, del calore umano. Un lavoro dove si lavora uno di fronte all’altro, dove il guardarsi negli occhi è l’assoluto. La freddezza dello schermo, le voci metalliche che a volte arrivavano non in sincrono, mi davano un senso di finzione più di quello che si fa in palcoscenico per lavoro. I giovani sono abituati a questo tipo di comunicazione e per me è stato difficile anche poter parlare con tutti in contemporanea e spiegare è stato davvero difficile. Il contatto che ha l’attore col pubblico, i respiri, l’emozione il web lo teneva a distanza. Ecco ho provato una grande distanza. E non mi piace!

Progetti in uscita o futuri? Cosa ha in serbo per lei artisticamente questo 2022?

Progetti futuri? Due spettacoli, due in una rassegna che si terranno nei prossimi gg e mesi: “Silvia ed i suoi colori ” il 4 febbraio e “Tonino Napoli zero a zero” una rassegna che si intitola “Tradimenti” dedicati al drammaturgo amico Roberto Russo, con cui collaboro da anni. E poi la ripresa della terza serie: “Mare fuori” per RAI 2dove interpreto il personaggio “Gennaro”, la guardia penitenziaria anziana che come un padre cerca di far vivere questi gg di carcerazione forzata avendo un rapporto più che paterno con questi ragazzi caduti nell’errore di una vita disagiata. E’ un personaggio che mi appartiene molto, avendo io lavorato veramente nel carcere minorile di Nisida. Mi ha portato anche se tardi un po’ di notorietà, ma a prescindere da questo mi diverto moltissimo e non faccio molta fatica ad essere vero e non mi costa fatica visto che mi appartiene per esperienza di vita. Speriamo che duri il più possibile perché per adesso e in questo momento storico è l’unica fonte di guadagno vero.

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