Inchiesta sui Casalesi. “Il barista tramite di Zagaria”

La figura del casapesennese spunta tra le carte dell'inchiesta sulla bisca gestita da Ciccio 'e Brezza. Si tratta di Francesco Fontana: per lui, innocente fino a prova contraria, non ci sono procedimenti in corso

EFE/Oscar Rivera

CASAPESENNA – La bisca grazzanisana, la regia di Francesco Zagaria e i soldi da versare al clan dei Casalesi: sono i temi affrontati dall’inchiesta che nel marzo del 2017 ha portato al primo arresto di Ciccio ‘e Brezza. E proprio in quell’indagine emerge la figura di un barista di Casapesenna, finora sconosciuto alle cronache, che avrebbe fatto da tramite tra gli organizzatori del tavolo verde mazzonaro e Michele Fontana ‘o sceriffo’: un contatto ritenuto necessario, affermano gli investigatori, per calmare le richieste di denaro degli Schiavone. Si tratta di Francesco Fontana, 45enne, cugino di Francesco Zagaria.

Francesco Fontana (innocente fino a prova contraria) figura negli atti di inchiesta che hanno portato all’arresto di Ciccio ‘e Brezza, redatti dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta. L’uomo, però, non è formalmente indagato e a suo carico ad oggi non sono in corso processi

I soldi ai Casalesi

Parte dei proventi della bisca, attiva fino al 2012, stando alla tesi della Dda, venivano consegnati “con cadenza mensile” al gruppo casapesennese (fazione dei Casalesi). Ma dal dicembre del 2011 cercarono di inserirsi nell’affare anche Carmine Schiavone, figlio del capoclan Francesco Sandokan Schiavone, e Francesco Panaro Camardone.

I due, ormai più di 8 anni fa, tramite un emissario, avrebbero chiesto a Paolo Gravante, accusato dall’Antimafia di essere il gestore della bisca (affiancato da Salvatore Carlino e supervisionato da Ciccio e’ Brezza), di versare loro 5mila euro. Ma essendo l’attività illecita già ‘benedetta’ dagli Zagaria, grazie alla presenza di Francesco Zagaria, la cifra doveva essere ridotta.

L’imbasciata a Fontana

Ma per arrivare a quella conclusione è stato necessario, ha ricostruito la procura distrettuale, interessare Michele Fontana. Che però non era libero: si trovava in prigione (dove è tuttora). Ed è qui che sarebbe entrato in gioco Francesco Fontana. A raccontare come si sarebbe mosso il barista è direttamente Francesco Zagaria. Era il 16 dicembre del 2011.

Michele Fontana, boss dei Casalesi

Ciccio ‘e Brezza si trovava in auto con Carlino, suo uomo di fiducia. E a quest’ultimo spiega che avrebbe chiesto al barista di informare il cognato dello sceriffo “di riferire a quest’ultimo, durante il colloquio che intratterrà in carcere”, l’intera faccenda riguardante il denaro richiesto dalla frangia Schiavone.

L’intercettazione


“Allora – dice Zagaria a Carlino – adesso aspetto a questo, oggi, poi mi faccio accompagnare. Se viene Franco glielo mando a dire al cognato, va a fare il colloquio e diglielo a lui, hai capito”. E l’imbasciata sarebbe arrivata allo sceriffo il 23 dicembre, quando a fargli visita in carcere vanno Caterina Villano Cusaniello, la moglie, e le sorelle Adele e Rita Fontana, sposate con Michele Reccia e Domenico Iannone.

E grazie all’intervento dello sceriffo, esponenti di spicco del clan dei Casalesi, la quota da far recapitare agli Schiavone, oltre a quella che già veniva consegnata ai casapesennesi, venne ridotta.

Francesco Zagaria, esponente del clan dei Casalesi

La posizione di Francesco Zagaria

Francesco Fontana (innocente fino a prova contraria) figura negli atti di inchiesta che hanno portato all’arresto di Ciccio ‘e Brezza, redatti dai carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta. L’uomo, però, non è formalmente indagato e a suo carico ad oggi non sono in corso processi. Discorso diverso per Francesco Zagaria, a giudizio a S. Maria Capua Vetere per omicidio. L’ex esponente dei Casalesi è a processo anche a Napoli (l’udienza riprenderà a fine mese) per riciclaggio, in relazione alla bisca, insieme a Paolo Gravante e Salvatore Carlino.

Zagaria Ciccio ‘e Brezza, pentito dal 2019, risponde anche di camorra, estorsione, reimpiego di capitali illeciti ed intestazione fittizia di beni.

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