Intervista a Iannone. Il senatore: Cirielli l’uomo giusto alla Regione

Antonio Iannone, senatore di Fratelli d'Italia

NAPOLI – Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, pur dichiarando unità d’intenti rispetto alle alleanze territoriali, come centrodestra, sul piano nazionale, da anni, non riescono a tenere il punto. Ad analizzare con “Cronache” l’attuale situazione interna alla coalizione, che vede insieme i leader Giorgia Meloni, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini è il senatore meloniano Antonio Iannone

Nel 2020 si terranno le elezioni regionali. Forza Italia è alla ricerca di un nome spendibile, anche la Lega ci sta pensando, pensa che Fdi sarebbe in grado di indicare un candidato governatore del centrodestra? 

Assolutamente sì, io già lo scorso mese di settembre dissi per esempio che il collega di partito Cirielli è una personalità assolutamente spendibile. A mio giudizio la migliore, per una serie di motivi. Innanzitutto perché ha una vita professionale affermata, è ufficiale dei carabinieri, cosa che darebbe anche un bel segnale in Campania, è un politico che ha una storia di 25 anni di vittorie in diversi ruoli, non solo come parlamentare, ma anche come amministratore locale, visto che è stato presidente della Provincia di Salerno. Per questo avrebbe una concretezza maggiore rispetto a chi ha fatto soltanto attività parlamentare. Mi sembra un profilo ideale che noi come partito abbiamo messo a disposizione. Questo confronto però non è ancora partito. 

Sì è detto che molti dei fuoriusciti da Forza Italia si sono avvicinati a Fdi e ci sono trattative in corso anche in Campania. È così? 

Non commento mai le vicende che riguardano le defezioni degli altri partiti, ma sicuramente Forza Italia ha un problema di tenuta nazionale. 

A maggio si terranno le elezioni europee. Sembra che il vostro partito abbia difficoltà a individuare donne da candidare. Da cosa dipende? Come pensate di ovviare a questo problema? 

Non è così, non mi risulta. Noi abbiamo una classe dirigente composta da una percentuale di donne ben superiore a quella che la legge richiede nella formazione delle liste, ma soprattutto sono donne di valore che non fanno lo strapuntino, per raggiungere soglie previste per legge. Sono donne che realmente fanno politica sul territorio. Quindi, non solo non abbiamo problemi di quantità, ma soprattutto non abbiamo problemi di qualità.

Quando parla di strapuntino e qualità sembra lanciare una “frecciatina” a qualcuno…

Più che altro è una frecciatina ad un malcostume della politica che considera le donne come qualcosa di utile soltanto ai fini di un dato giuridico, ma le donne in Fdi sono un valore, non un numero. 

Che ruolo giocherà Fitto con il suo Movimento e quale sarà la vostra linea in campagna elettorale? 

Come abbiamo sempre fatto e come siamo abituati a fare. La nostra campagna elettorale sarà tra le persone, sui territori, mettendo in campo molti mezzi personali in termini di risorse, perché siamo un partito che si autofinanzia. Per quanto riguarda Fitto, Direzione Italia è uno dei movimenti che si sono federati con Fratelli d’Italia. Noi stiamo trovando tanta rispondenza nei movimenti che ci sono sul territorio nazionale e che evidentemente riconoscono alla Meloni una coerenza ed una capacità di linea politica che rappresenta quello che gli italiani si aspettano, al di là delle ideologie. Il contributo che verrà da Direzione Italia sarà sicuramente importante. 

Cos’è diventato il centrodestra oggi e qual è il ruolo di Fratelli d’Italia?

Come ha sostenuto più volte il nostro leader nazionale, il centrodestra è un’entità che ci sarà anche in futuro, ma in forme completamente diverse da quelle attuali, anche rispetto alle leadership. Noi siamo l’unico partito coerente con i propri elettori: tra chi ha fatto il patto del Nazareno nella scorsa legislatura e chi ha fatto il governo con i 5 Stelle in questa, solo noi siamo rimasti esattamente dove gli elettori ci hanno votati ed eletti.

 Nonostante la coerenza, la sensazione è che Fdi rispetto a Fi e Lega abbia sempre avuto un peso marginale. È così? È una questione di percentuali o di contenuti? 

Se le percentuali non portano alla vittoria, serve a poco avere la supremazia. Inoltre noi siamo convinti che già a partire dalle prossime elezioni europee i rapporti subiranno pesanti variazioni. Il nostro partito è nato da soli 6 anni e abbiamo avuto sempre incrementi percentuali nelle varie tornate elettorali. Siamo fiduciosi che alla fine la coerenza e la lealtà con gli italiani daranno i risultati attesi. 

Ci sono cose che rimprovera a Salvini e a Berlusconi?

 Quello che rimproveriamo a Salvini è l’accordo con i 5 Stelle, perché è un’alleanza eterogenea e lo si vede su ogni provvedimento, ma soprattutto non è coerente con quello che gli italiani hanno votato. I cittadini avevano dinanzi una configurazione che non coincide con il governo che si ritrovano oggi. Più che il governo del cambiamento, questo è il governo del compromesso. Per quanto riguarda Berlusconi, gli rimproveriamo, ma lo abbiamo fatto già scegliendo di fondare Fratelli d’Italia, che l’allora Pdl non è mai diventato un progetto politico del territorio, fatto di valori. L’Italia è un Paese di centrodestra, quando la sinistra ha vinto lo ha fatto per demerito del centrodestra e se oggi è nato questo movimento di improvvisati è nato per l’insoddisfazione che gli elettori hanno maturato nei confronti degli ultimi cinque anni di Renzi, che ha sbagliato di tutto e di più, ma anche del ventennio berlusconiano, che non ha cambiato nulla. 

Il modo di fare del governo giallo-verde, con il ricorso alla fiducia su provvedimenti destinati ad incidere profondamente sulla vita dei cittadini, oltre che sulla crescita o decrescita del Paese, mette a rischio il valore dell’attività parlamentare? 

Nell’ultima legislatura il Pd, con il ricorso a tanti voti di fiducia, aveva già mortificato il ruolo parlamentare, però chi criticava questo modo di fare, oggi sta facendo la stessa cosa, se non peggio. Questo è un gioco delle parti che si ripete a seconda del fatto che si stia in maggioranza o in opposizione. Ma quando il gioco delle parti diventa generalizzato i cittadini perdono fiducia. 

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