Khashoggi, da Ankara: “Le registrazioni dell’omicidio? Condivise con altri paesi”

L'annuncio è stato dato dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan

ANKARA (LaPresse/AFP) – La Turchia ha condiviso con Riyad, Parigi e altre capitali le registrazioni del brutale omicidio di Jamal Khashoggi, il giornalista assassinato nel consolato saudita a Istanbul. L’annuncio è stato dato dal presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. “Abbiamo dato le registrazioni a Washington, ai tedeschi, ai francesi, ai britannici”, “hanno ascoltato ciò che è accaduto qui, sanno”.

La telefonata tra Erdogan e Trump

Da settimane alcuni media e funzionari turchi affermavano che registrazioni dell’assassinio fossero in possesso di Ankara e fossero state condivise con la direttrice della Cia, Gina Haspel. Quando il mese scorso era andata nel Paese, ma mancava la conferma ufficiale.

Prima di partire per la Francia per le commemorazioni della fine della Grande guerra, Erdogan ha anche detto di aver da poco parlato al telefono con l’americano Donald Trump, che potrebbe incontrare a Parigi. Washington ha sinora dato il beneficio del dubbio sul caso all’Arabia Saudita, suo alleato regionale.

Khashoggi, un caso controverso

Khashoggi, editorialista del Washington Post e critico verso Riyad, era stato visto l’ultima volta nel consolato il 2 ottobre. Dove era entrato per ottenere documenti. Non ne era mai uscito ed era stato dichiarato scomparso. Dopo aver ripetutamente negato, l’Arabia Saudita ha poi ammesso che il 59enne era stato assassinato nella sede diplomatica, in una operazione “finita male” e “non autorizzata”.

Il quotidiano filogovernativo turco Sabah ha scritto che i killer, dopo aver smembrato il corpo, avrebbero sciolto i resti nell’acido e versato i residui nelle tubature. Test su campioni prelevati nei tubi hanno mostrato tracce di acido, secondo fonti non precisate di Sabah.

Le accuse di Erdogan al governo saudita

Il 2 novembre Erdogan aveva accusato direttamente “i più alti livelli del governo saudita” per l’omicidio, escludendo il re Salman. La stampa turca vicina alla presidenza, sotto il vincolo d’anonimato, non ha invece smesso di attribuire la responsabilità al principe ereditario, Mohammed Bin Salman.

Erdogan ha chiesto maggior collaborazione a Riyad, nel clima di sfiducia tra i due Paesi. E ancora oggi ha affermato che i 15 membri del commando mandato nel consolato per uccidere il giornalista “conoscono molto bene” i mandanti. E “le autorità saudite dovrebbero riuscire a farli parlare”. Ankara ha chiesto anche, invano, l’estradizione dei sospettati.

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