La morte di Imane Fadil è ancora un mistero

Non si conoscono ancora le cause del decesso di uno dei testimoni del processo Ruby-ter

Foto LaPresse - Vince Paolo Gerace Nella foto Imane Fadil e Marysthell Polanco dentro l'aula del Tribunale di Milano in occasione del Processo Ruby ter a carico di Silvio Berlusconi

MILANO –  Il mistero sulla morte di Imane Fadil, la modella marocchina al centro dei processi del Rubygate, è ancora lontano dall’essere risolto. Il fratello Tarek, molto vicino a Imane, è molto spaventato dal clamore mediatico della vicenda e come gli altri familiari teme di perdere il lavoro e di avere ripercussioni dalla morte misteriosa della ragazza. E soprattutto vuole arrivare a un punto fermo, che arriverà solo grazie all’autopsia, in programma per i prossimi giorni. Non prima però che sugli organi della 34enne vengano eseguiti dei “carotaggi” e i tessuti vengano analizzati per verificare se ci siano tracce di radioattività. All’istituto di medicina legale di piazzale Gorini arriverà anche un’unità speciale dei vigili del fuoco per evitare di esporre il pool dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo a possibili contaminazioni. Finchè non ci saranno risposte scientifiche, però, per la Procura le ipotesi che Imane abbia contratto una malattia rara, che ha portato al progressivo collasso di tutti gli organi, o sia stata avvelenata “hanno pari dignità”. Anche se “il sospetto” che sia entrata in contatto con sostanze tossiche “è indiscutibile”.

La 34enne ne aveva parlato al fratello Tarek e a un amico almeno tre settimane prima di morire, lo stesso giorno in cui si era sottoposta ai test per verificare la presenza di arsenico nel suo sangue, e la sua “morte – hanno precisato fonti investigative – al momento non ha una risposta clinica e quindi in questo quadro ogni finestra va tenuta aperta”. Nel frattempo l’avvocato Danile De Domenico, che in passato aveva assistito la modella nel processo Ruby bis e poi è diventata sua amica, ha raccontato a ‘Un Giorno da Pecora’ su Rai Radio1 che “era molto molto più preoccupata rispetto al passato: ultimamente non era più rassicurabile. La sua era una preoccupazione per questo suo ruolo nei processi, che sembrava non finire mai” . Anche il Codacons ha comunicato di volersi costituire “parte offesa nell’inchiesta” sui “possibili risvolti che la vicenda potrebbe avere sulla sicurezza dei cittadini e sull’ambiente”.

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