Mafia: clan Santapaola-Ercolano si stava riorganizzando, 18 misure cautelari

Su delega Procura distrettuale di Catania la Squadra Mobile ha dato esecuzione ad un'ordinanza cautelare, emessa dal Gip presso il Tribunale di Catania, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 18 soggetti indagati, a diverso titolo, dei reati di associazione mafiosa

Foto LaPresse/ Giordan Ambrico Blitz Polizia

PALERMO – Su delega Procura distrettuale di Catania la Squadra Mobile ha dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip presso il Tribunale di Catania, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 18 soggetti indagati, a diverso titolo, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, traffico di sostanze stupefacenti, usura, violazione della normativa sul controllo delle armi ed altri reati. Per 16 dei soggetti coinvolti è stata prevista la misura cautelare in carcere, per i restanti due, uno i domiciliari e un altro obbligo di dimora. È questo il bilancio dell’operazione ‘Odissea’ nata da un’indagine, durata oltre un anno, condotta con intercettazioni telefoniche ed ambientali che ha documentato la riorganizzazione sul territorio della storica organizzazione criminale riconducibile al gruppo Santapaola – Ercolano, che operava tra Acireale e Aci Catena, cercando di condizionarne le attività e le dinamiche socio-economiche, in conflitto costante con le istituzioni. Gli indagati, destinatari della misura cautelare, sono gravemente sospettati di far parte della frangia acese della famiglia mafiosa di cosa nostra Santapaola – Ercolano, suddivisa in due articolazioni principali: una dislocata ad Aci Catena e l’altra ad Acireale. Secondo quanto emerso allo stato degli atti, Antonino Patané, conosciuto come “Nino Coca Cola”, operava ad Aci Catena ed è gravemente indiziato di essere il reggente dell’intera frangia malavitosa. Mentre Rosario Panebianco, conosciuto come “Catta Bullata”, è gravemente indiziato di essere il responsabile dell’altra articolazione, quella di Acireale.

Antonino Patané, era stato scarcerato l’11 novembre del 2018, dopo avere scontato una condanna con sentenza definitiva per appartenenza al gruppo mafioso acese. Tornato in libertà aveva assunto la direzione del sodalizio, riorganizzandone la struttura e riattivando diverse estorsioni ai danni di imprenditori del territorio. Altri esponenti storici, espiata a loro volta la condanna per associazione mafiosa, si erano, in seguito, affiancati a Patané. Si tratta di Carmelo Messina, ritornato in libertà appena un mese prima di Patané, Salvatore Indelicato, scarcerato il primo marzo 2019 e Rosario Panebianco, rimesso in libertà il 27 luglio 2019.

La riunificazione degli storici vertici criminali non soltanto consentiva di rimodulare l’assetto dell’associazione in termini gerarchici e funzionali, ma offriva l’immediata possibilità di riproporre sul territorio una serie indeterminata di attività criminose che formavano oggetto di specifico accertamento. La modifica strutturale più evidente emergeva con la riunificazione dei gruppi di Acireale e Aci Catena sotto la direzione di Patané.

Si riscriveva così il modello strutturale di a piramidale: al vertice c’era Patané, ad Aci Catena il suo collaborator Alfio Brancato e ad Acireale il triumvirato composto da Carmelo Messina, Salvatore Indelicato e Rosario Panebianco.

(LaPresse)

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