Mafia, corruzione elettorale: arrestati consigliera del comune di Bari e il presidente del Foggia Calcio

Le amministrative a Bari e Valenzano del 2019 sono finite sotto lo zoom della Dda di Bari: in carcere la consigliera comunale di Bari, Francesca Ferri, all'opposizione come capogruppo di Italia popolare, assieme al compagno Filippo Dentamaro, e ai domiciliari il presidente del Foggia Calcio (serie C), Nicola Canonico

Foto LaPresse - Marco Cantile

Le amministrative a Bari e Valenzano del 2019 sono finite sotto lo zoom della Dda di Bari: in carcere la consigliera comunale di Bari, Francesca Ferri, all’opposizione come capogruppo di Italia popolare, assieme al compagno Filippo Dentamaro, e ai domiciliari il presidente del Foggia Calcio (serie C), Nicola Canonico, imprenditore edile, consigliere comunale a Bari dal 2004 al 2009 e consigliere Regionale della Puglia dal 2005 al 2015, ed ex vice presidente dell’Acquedotto Pugliese.

Le ipotesi di reato sono associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale con riferimento alle comunali di Bari del 26 maggio, quando sarebbero stati pagati 25 o 50 euro in base all’accoppiata tra Ferri e altri candidati, e scambio politico-mafioso per quelle di Valenzano del 10 novembre.

La Dda di Bari, con il supporto dei carabinieri di Triggiano, ha iniziato a indagare dopo lo scioglimento del Comune di Valenzano per infiltrazioni mafiose il 25 settembre 2017, scoprendo un gruppo ritenuto di stampo mafioso “derivante dal prestigio criminale del clan facente capo prima al defunto Angelo Michele Stramaglia e poi a Savino Parisi” di Bari. Dalle intercettazioni sono venuti a galla i contatti fra Salvatore Buscemi, considerato capo dell’omonimo clan e affiliato a Ottavio Di Cillo, a sua volta in testa al gruppo operante a Cassano delle Murge e affiliato a Parisi, e Filippo Dentamaro. Questo filone è stato delegato a Mobile, Digos e nucleo Pef/Gico della Finanza di Bari. Sono 47 in tutto gli indagati, 19 dei quali arrestati: 17 in carcere e 2 ai domiciliari.

Secondo il gip emerge in modo “chiaro” il “modus operandi ideato verosimilmente dal terzetto Canonico-Ferri-Dentamaro” per conseguire l’elezione di Ferri a Bari: si sarebbero avvalsi di 7 “collaboratori o portatori di voti”, con il compito di “piazzare pacchetti” in favore della candidata. Sarebbe stato Canonico il “promotore della lista Sport Bari”, a sostegno del candidato sindaco Pasquale Di Rella (estraneo all’inchiesta), per il centrodestra. In una intercettazione riportata nell’ordinanza di custodia Dentamaro dice a Buscemi: “Se Francesca vince a Bari e dovrebbe vincere perché non vado a buttare 70mila euro, non sai neanche cosa ci esce”. E ancora: “Mo’ pensiamo a Bari, poi a Valenzano”. Secondo l’accusa, a “Buscemi non interessa che vinca uno schieramento o l’altro, ma avere “un cristiano nostro”.

Durante le indagini è stato intercettato anche Canonico: “Francesca, se loro ti portano 1.100 persone, penso che non trovi meno di 800 voti, ti do io la differenza, tanto 10mila euro ce li ho da parte di Filippo”. Per l’accusa, l’imprenditore sarebbe stato chiamato in causa per la soluzione di problematiche e sarebbe stato a conoscenza del metodo per acquistare consenso elettorale.

A Valenzano, la delegittimazione del sindaco dopo lo scioglimento, avrebbe lasciato spazi di ritorno per chi si era opposto al sindaco, compresa Ferri che, secondo l’accusa, con Dentamaro avrebbe voluto fissare “bandiera” con candidati a loro riconducibili. Il vertice del sodalizio mafioso avrebbe assunto l’impegno di “procurare voti della malavita”, in cambio della promessa di ricevere alcune utilità, tra cui la “modifica del piano regolatore comunale” per rendere edificabili terreni. In una conversazione intercettata, Dentamaro dice a Buscemi: “Oh che mo a dicembre c’è il piano regolatore”. E l’altro: “Là dobbiamo vedere”.

di Stefania De Cristofaro

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